Stando ai miei libri universitari (studio Trabajo Social, "Lavoro Sociale) nel mondo occidentale, a grandi linee, i sistemi di welfare sono quattro:
-Liberista: tipico di Regno Unito, Irlanda, Stati Uniti.
Detto anche "modello anglosassone".
Caratterizzato da un abbandono delle politiche sociali al mercato ed alla gestione privata o del terzo settore, (ong, associazioni eccetera), col ruolo dello Stato limitato solamente ad azioni assistenziali contro la povertà (per esempio i sussidi di disoccupazione anche universali inglesi, oppure certe assicurazioni sanitarie pubbliche come i medicare e medicaid negli USA).
Un sistema che non se lo pone nemmeno l'obiettivo della giustizia sociale, al massimo si prefigge di evitare forme esagerate di povertà.
-Conservatore: tipico di Germania, Austria, Belgio, Francia, Canada.
Detto anche "modello bismarckiano", orientato soprattutto all'ambito del lavoro ed in cui l'assistenza sociale varia fortemente a seconda dello strato sociale del cittadino (in quanto si darebbe un forte peso alle prestazioni contributive, e quindi alla situazione lavorativa dell'individuo, sebbene oggigiorno esistano in questi Paesi pure prestazioni minori non contributive), ed alle responsabilità familiari.
Quindi sistema detto conservatore perché pur mirando all'attenuazione delle situazioni di disagio sociale, preserverebbe comunque la disuguaglianza, oltre a sostenere la famiglia tradizionale.
-Socialdemocratico: tipico di Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Olanda, Lettonia, Estonia, Lituania.
Detto anche "modello scandinavo".
Si basa sul protagonismo dello Stato in tutta la sfera sociale, dalla sanità all'istruzione, dalle pensioni alla disoccupazione, dagli asili nido all'assistenza agli anziani eccetera eccetera. Con forte carattere assistenziale (ovvero prestazioni non contributive, finanziate dalla fiscalità generale fortemente progressiva).
L'unico modello di welfare in grado di ridurre in maniera significativa la disuguaglianza sociale.
Infine esisterebbe un quarto modello, che però molti autori considerano una semplice variante "imperfetta" di quello conservatore:
-Mediterraneo: tipico di Italia, Spagna, Portogallo, Grecia.
Detto anche "meridionale", o "cattolico".
La cui caratteristica sarebbe quella di essere un ibrido degli altri sistemi.
Tradizionalmente ispirato al modello scandinavo per quel che riguarda pensioni, sanità ed istruzione (pur perdendo progressivamente le caratteristiche di universalità ed assistenzialità passando infatti al sistema contributivo per le pensioni o anche in ambito sanitario, basti pensare a quanti oggi fanno fatica a pagare i ticket in Italia, o alla continua privatizzazione d'ospedali in Spagna). A quello conservatore quanto alla disoccupazione con nettissima prevalenza delle prestazioni contributive (ma con insufficienti, talvolta nulle, prestazioni universali e non contributive). A quello liberista per quanto riguarda l'assistenza agli anziani ed invalidi, o gli asili nido (intervento pubblico assolutamente insufficiente, quasi assente)..eccetera insomma si attinge qualcosa da tutti gli altri sistemi...con sempre meno di socialdemocratico, soprattutto per problemi finanziari.
Riguardo al modello mediterraneo però secondo praticamente tutti gli autori, la questione sarebbe anche culturale: si dà per scontato, soprattutto in passato, che molte di queste funzioni assistenziali spettino alla famiglia, (il che poi tradotto, soprattutto per quanto riguarda anziani, invalidi e bambini, significa alle donne).
Giustificando così socialmente il disinvestimento dello Stato in questi ambiti, che per tanto tempo non è stato nemmeno richiesto in quanto da tutti era visto come qualcosa di naturale che le donne si occupassero delle faccende domestiche.
Questo ha sul lungo periodo un effetto, amplificato dalla terribile crisi economica che stiamo vivendo, molto perverso:
Oltre a scoraggiare l'occupazione femminile, si favorisce un invecchiamento della popolazione (comunque presente, pur se con tassi molto più bassi, anche nei Paesi del centro e nord Europa), mitigato solo grazie ai flussi migratori...(che comunque a causa della crisi si stanno riducendo).
L'invecchiamento della popolazione poi a sua volta mette a rischio prima di tutto la sostenibilità pubblica di sanità e pensioni.
Proprio gli ambiti in cui tradizionalmente i Paesi meridionali avevano un maggior investimento pubblico.
Se cadono anche questi, cosa rimane del welfare mediterraneo? Avrebbe ancora senso differenziarlo tanto da quello liberista? Questo secondo me è un grande interrogativo.
Ma con una differenza: che almeno in quei Paesi il senso del disinvestimento pubblico era l'abbattimento della pressione fiscale, che oggi invece nel sud Europa aumenta.
Insomma: pressione fiscale da svedesi, ma servizi pubblici da irlandesi. Cornuti e mazziati. Se non facciamo qualcosa i rischi per il Sud Europa sono grossi.
Questioni che la politica, anche a livello europeo, dovrebbe cominciare a porsi.
Non solo per metterci una pezza ora sul momento, ma per trovare soluzioni strutturali.
Benvenga quindi l'asse Roma-Madrid su cui insiste tanto Rajoy. I Paesi mediterranei devono farsi sentire. Di solo spread il Sud Europa muore.