04 maggio 2013

Inceneritori

A Parma l'inceneritore è entrato in funzione, nonostante Pizzarotti e Grillo avessero promesso di bloccarlo.

A Torino invece per evitare le contestazioni, l'inceneritore è stato acceso senza alcun clamore. Nessuna cerimonia, nessun annuncio. Solo l'osservazione, quasi beffarda, da parte del gestore che se non ci sono lamentele allora significa che l'impatto dell'inceneritore non è quello previsto da chi si oppone al suo uso.

L'inceneritore torinese produrrà calore per il teleriscaldamento (che ormai riscalda oltre la metà della città e diverse aree dei comuni circostanti), come succede a Oslo dove l'immondizia per l'inceneritore non basta, come racconta il Post (vedi qui).

I cittadini della capitale norvegese riciclano tutto il riciclabile e il resto lo bruciano, usando il calore per riscaldarsi. Ma la parte dell'immondizia che finisce nell'inceneritore non basta a soddisfare le esigenze di una città che non vuole usare combustibili fossili (come la Danimarca, vedi qui).

Così a Oslo devono importare immondizia dal resto d'Europa, subendo la concorrenza di altre città scandinave che, avendo deciso di non usare combustibili fossili, cercano rifiuti da bruciare.

Noi italiani invece faccciamo parte di un altro mondo: a Palermo i rifiuti restano per strada, come successo qualche anno fa a Napoli, e un pò ovunque c'è chi si oppone agli inceneritori che, dove esistono, fanno i conti con mille vincoli che impediscono l'uso dei rifiuti di altre regioni. Anche perché il teleriscaldamento nelle grandi città non si sa proprio cosa sia. Con qualche eccezione, naturalmente.