Alcuni punti sono interessanti, altri un pò strani.
Anzitutto Giampaolino ha osservato che cinque anni di crisi hanno prodotto una perdita di 230 miliardi di euro di PIL con conseguente mancati introiti per lo Stato di 90 miliardi.
Una cifra enorme, pari all'incirca alla cifra che lo Stato spende per pagare gli interessi sul debito.
Poi si osserva chel’intensità delle politiche di rigore adottate in Italia e in Europa è stata una "rilevante concausa dell'avvitamento verso la recessione", vale a dire senza interventi per sistemare a tutti i costi i conti pubblici, la recessione sarebbe stata minore e avremmo maggiori entrate fiscali e maggiore PIL.
Una bocciatura dunque di Monti e delle politiche economiche degli ultimi anni, ma anche l'ammissione implicita che la Corte dei Conti può dire quel che vuole ma nessuno l'ascolta se è vero, come osserva Giampaolino, che aveva messo in guardia dal rischio che la politica del rigore portasse a una recessione pesante per i conti dello Stato.
Infine la Corte dice, come riporta il Sole 24 Ore, che servono nuovi stimoli alla crescita, ..ben consapevoli però che all'Italia servono «stimoli per crescere di più non
deroghe per spendere di più».
Ma se non si spende di più, anzi se lo Stato fa il possibile per spendere di meno e se i privati fanno i conti con un eccesso di imposte, come è possibile che si cresca in tempi brevi?
Il magistrato contabile Luigi Giampaolino non lo spiega.
Il magistrato contabile Luigi Giampaolino non lo spiega.