Reinhart e Rogoff sono giunti a questa conclusione analizzando i dati di una serie di paesi, giungendo alla conclusione che sia nei paesi ricchi che nei paesi emergenti alti livelli nel rapporto debito/PIL sono associati con bassi tassi di crescita [across both advanced countries and emerging markets, high debt/GDP levels (90 percent and above) are associated with notably lower growth outcomes].
E' opportuno a questo punto fare una precisazione: dire che un debito elevato è associato a una bassa crescita non significa che il debito sia la causa di una bassa crescita.
Ma molti, soprattutto politici, hanno pensato che un calo del debito pubblico fosse una tappa obbligata per far crescere l'economia. Tra questi Paul Ryan, candidato repubblicano alla vicepresidenza nel 2012, che citava lo studio di Reinhart e Rogoff nel Path to Prosperity, il programma americano in tema di finanza pubblica.
Mentre sul tema si stavano esercitando numerosi economisti, alla ricerca di spiegazioni alternative, uno studente dell'università del Massachussetts, Thomas Herndon (insieme ai colleghi Michael Ash, e Robert Pollin) ha ricevuto un compito: replicare i risultati di un paper a suo piacimento. Ha scelto proprio lo studio di Reinhart e Rogoff e s'è messo a fare i conti, scoprendo che c'erano molti errori (per saperne di più leggete qui), sufficienti a viziare i risultati.
Insomma dubitate di chi vi racconta che è assolutamente necessario diminuire il debito per far crescere l'economia. E' una teoria dubbia e chi l'avrebbe dimostrata in realtà ha commesso errori banali, scoperti da alcuni studenti che -a differenza di molti economisti- si sono presi la briga, su richiesta del loro docente, di controllare.