12 novembre 2011

Due domande su mercati e euro


Paoletta pone un paio di domande stimolanti.

Ecco la prima: se in uno scenario negativo i mercati vendono i nostri titoli facendo salire gli spread e crollare le borse, "quando in Italia ci sarà qualcosa che non piacerà ai mercati lo potrebbero rifare? Ovvero siamo in balia di un potere esterno allo stato, di speculatori spietati che possono mandarci in rovina in qualsiasi momento?"

Le vicende di questi mesi o meglio di questi anni, con lo spread (e di conseguenza i tassi di interesse pagati dai titoli di stato) che sale e scende nel tempo a mio parere indica che tra i fallimento e la salvezza ci sono molte vie di mezzo. La credibilità di un paese indebitato ha molte gradazioni e i mercati lanciano segnali inequivocabili e quotidiani. Se siamo arrivati a uno spread altissimo è perchè il governo li ha ignorati.
I mercati mettono i soldi dove pensano convenga. Se considerano meno credibile l'Italia vendono i titoli italiani e comprano altri titoli. Nei mesi scorsi molti fondi americani hanno venduto i nostri titoli perché la credibilità italiana diminuiva e perchè altri titoli stavano diventando più interessanti, a causa di un debito altrui in crescita che faceva salire i tassi di interesse.
Il peggioramento degli spread è, in questo caso, provocato solo in parte da una minore credibilità italiana. Succede anche che quando un titolo scende troppo molti lo vendano per diverse ragioni (paura di perdite ulteriori, volontà di limitare le perdite, per esempio) che non dipendono dalla credibilità del titolo.

Ma questi sono meccanismi di mercato noti, che i politici dovrebbero tenere in mente evitando di fingere che, a parità di condizioni, i bund tedeschi e i btp italiani siano simili.

Siamo in balia di mercati spietati? Non più di quando lo sia il consumatore che sceglie un prodotto e ne scarta un altro o un risparmiatore che va in banca e scegliere il modo migliore di investire i propri risparmi. Oggi i mercati sono molto più rapidi e globali di qualche anno fa e questo richiederebbe sia una maggiore attenzione dei governi sia qualche granello di sabbia alla Tobin.

Se in futuro i mercati non gradiranno qualche scelta italiana la puniranno, ma per arrivare al tracollo non basta certo un singolo errore. Berlusconi con tutta la buona volontà di prendere in giro il mondo intero ha impiegato 4 mesi per scavarsi la fossa. Un governo un pò più serio provvede per tempo e accumula credibilità, da spendere quando commette un errore.

Come? forse - e qui passiamo alla seconda domanda- deprimendo le nostre economie? E perchè non facciamo gli eurobond che permetterebbero a Grecia, Portogallo, Irlanda, Italia e Spagna di raccogliere capitali a tassi ragionevoli e di sistemare i propri bilanci nel tempo senza deprimere le nostre economie?
Gli eurobond non si fanno per ragioni politiche. I tedeschi e in particolare i liberali che appoggiano il governo, pensano che i governi possano ottenere aiuti solo se prima sanno mettere a posto i conti. Inoltre hanno spiegato ai propri elettori che rischiavano di pagare per gli errori altrui, prestando i soldi a paesi irresponsabili e inoltre che i tassi pagati dai tedeschi sarebbero saliti se si fossero uniti i debiti.
Sono idee sbagliate che costano molto alla Germania e alla Francia. Preferndo la linea dell'egoismo nazionale oggi si trovano a sopportare costi elevati perchè i titoli acquistati dalle banche hanno perso buona parte del loro valore e questo ha effetti negativi sull'economia europea.

Analoghi effetti depressivi sono provocati dal modo in cui si affontano le crisi dei conti pubblici. Se ci si limita a tagliare i costi e a colpire i ceti più deboli, i consumi ne risentono e la crisi rischia di avvitarsi su se stessa: meno consumi provocano meno produzione e meno entrate fiscali che a loro volta richiedono ulteriori manovre sui conti pubblici.
Per questo servirebbero gli eurobond che, permettendo ai paesi in maggiori difficoltà di pagare tassi più bassi, renderebbero meno gravosi i sacrifici. Ma soprattutto servono scelte intelligenti, capaci di penalizzare di meno i consumi colpendo maggiormente i redditi alti e i patrimoni ed evitando scelte che penalizzano le produzioni nazionali.

Insomma una politica economica di destra che esalta gli egoismi, colpisce i deboli, deprime i consumi e chiede sacrifici maggiori a chi ha conti peggiori non è la sola possibile. E' la politica preferita da Angela Merkl e Nicholas Sarkozy e sta dando pessimi risultati.