23 settembre 2011

Debito e PIL, facciamo qualche conto - 2

Riprendiamo il post precedente per aggiungere alcune osservazioni

1. Come mi suggerisce Pericle dati suggeriscono che con un pò di buona volontà e programmazione si può far scendere il rapporto debito/PIL.

2. Paradossalmente, una volta raggiunto il 60% nel rapporto debito/PIL si potrà gozzovigliare: il debito potrà salire, se l'economia cresce. A dire il vero anche prima di raggiungere la fatidica quota 60% si può continuare a far crescere il debito, purchè il PIL cresca più rapidamente.

Ha senso che, raggiunto l'obiettivo del 60%, poi si possa tornare a far crescere il debito purchè non si superi quota 60%? Forse si potrebbe essere più flessibili e fare piani di gestione del debito più intelligenti. Ma questo richiede credibilità, oggi in Italia inesistente, e un bilancio migliore, da cui si deduca una chiara intenzione del nostro governo di portare avanti un risanamento di lungo periodo. Sarà forse per ridare all'Italia la credibilità perduta e rinegoziare gli accordi europei che qualcuno propone una patrimoniale capace di raccogliere molti miliardi?

3. Il vero problema posto dall'obiettivo di un rapporto debito/PIL non superiore al 60% -mi ha scritto il professor Vaciago a cui ho chiesto un'opinione- è quello della crescita, che manca in Italia.

Si potrebbe ridurre il rapporto debito/PIL solo raggiungendo il pareggio di bilancio, ma si aggraverebbero problemi (disoccupazione, sviluppo di alcune aree depresse) che finora si sono affrontate con il ricorso al debito. Ma se non possiamo più indebitarci è necessario trovare altre strade per cercare di far correre l'economia italiana e in particolare i settori e le zone del paese che soffrono di più. Quali strade?

4. Se si vuole investire e stimolare l'economia è necessario prelevare soldi dalle tasche "ricche" e trovare spese poco utili da tagliare. Non si può continuare a tassare i soliti e i ceti meno abbienti, perchè si finirebbe per causare una riduzione dei consumi e quindi indirettamente del PIL. Se ciò avvenisse ci infileremmo nel vicolo cieco imboccato dalla Grecia (di cui parleremo in un'altra occasione) mettendo in pericolo sia le possibilità di crescita sia la possibilità di sanare i conti.