La scorsa settimana era stata la volta del tavolo della pace, un tentativo di trovare un accordo nella lite tra la Juventus, la FGCI e qualche società calcistica, colpevoli secondo Andrea Agnelli di aver danneggiato la società bianconera ai tempi di calciopoli, nel 2006.
Il presidente del CONI, Petrucci, irritato lancia l'allarme: il calcio parla solo di soldi (vedi qui). Un allarme curioso, per due motivi.
Il primo lo si capisce leggendo l'articolo: l'ultima parte è dedicata al comitato paralimpico, salvato dal suo presidente Pancalli che "ha bussato a mille porte, smuovendo la coscienza dei politici e anche del nuovo governo" per ottenere i sei milioni promessi da Berlusconi, senza i quali lo sport paralimpico sarebbe spacciato.
Il secondo è che, come ricorda il presidente della Lega Beretta (vedi qui), il dovere del calcio è fare soldi perché "se mancano le risorse non si possono pagare i campioni e senza campioni non si va da nessuna parte perché all'estero hanno molti più soldi noi".
Petrucci invece pare ispirarsi a un'altra filosofia, come racconta questo vecchio articolo del 2006.
Finita l'Olimpiade invernale del 2006, si scioglie il comitato organizzatore delle Olimpiadi, il Toroc, e i verbali dei consigli di amministrazione diventano pubblici.
Si scopre così una lite tra il Toroc e il CONI in occasione delle olimpiadi a Salt Lake City riguardante le spese per la trasferta a Salt Lake.
Il CONI affida a una società, Mka, l'organizzazione della presenza italiana a Salt Lake (Casa Italia) e chiede al Toroc di organizzare la sua presenza a Salt Lake all'interno di Casa Italia. Il Toroc accetta, ma a una condizione: se il prezzo che ci chiedete è superiore a quello che riusciremmo a ottenere, spiega il Toroc, vogliamo essere liberi di scegliere la soluzione più conveniente.
Ed è questo che accade. Mka per conto del CONI propone "una sede da 400 mila dollari, lontana dai luoghi di gara e senza servizi di ristorazione". "Allo stesso prezzo il Toroc ne trova una nel cuore dei siti di gara, ristorazione compresa".
E qui scoppia la lite: Petrucci sostiene la soluzione proposta dalla Mka, spiegando che è meglio presentarsi agli occhi del mondo (sportivo) con una sede in periferia. Di fronte al rifiuto dei torinesi, improvvisamente Mka cambia l'offerta: non servono più più 400.000 dollari per la sede in periferia, ma solo 300.000.
Insomma, la filosofia dei soldi da guadagnare per pagare contro la filosofia dello spendere più o meno allegramente.