10 dicembre 2011

Londra, Isole Cayman


"Puntiamo a diventare come le isole Cayman ma con un clima molto peggiore" ha scritto l'Independent dopo che la Gran Bretagna ha deciso di non partecipare alla nuova unione fiscale.

Romano Prodi, intervistato dal Tg3, ha ricordato che da sempre i britannici sono poco propensi se non ostili all'Europa e antepongono gli interessi nazionali davanti a quelli europei.

Perché Londra non ha firmato il nuovo accordo europeo?

"Il premier britannico David Cameron ha chiesto un protocollo allegato al trattato per esonerare la Gran Bretagna dall'applicazione delle regole sui servizi finanziari", ha spiegato Sarkozy.
Londra ospita il più grande centro finanziario europeo, vale a dire attira capitali da tutto il mondo e li investe. E' un'attività redditizia, ma anche fragile. I capitali si spostano velocemente, cercano mercati che garantiscono buone occasioni di investimento, poche imposte e l'anonimato.

La City londinese ha offerto tutto ciò, attirando i capitali delle ex colonie e, negli scorsi decenni, dei paesi produttori di petrolio, mentre Londra garantisce l'esenzione dalle imposte sui guadagni esteri ai residenti, antico privilegio concesso agli uomini d'affari londinesi per indurli a non spostare residenza e affari nelle colonie (Valentino Rossi cercò di sfruttare tale privilegio per sfuggire al fisco italiano).
Il modello è in crisi da tempo. In Asia e nei paesi arabi si stanno sviluppando mercati finanziari che attirano i capitali un tempo investiti a Londra, mentre gli investori più prudenti cercano altrove occasioni di investimento adeguate, dopo essersi scottati le mani con derivati e subprime.

L'Europa in crisi spinge dunque gli inglesi a non accettare le nuove regole che potrebbero mettere ulteriormente in crisi il mercato finanziario londinese e i suoi privilegi. Londra non può che difendere lo status quo, ben consapevole del peso della finanza e delle difficoltà di tornare a un'economia meno dipendente dalla finanza.