06 gennaio 2012

Le origini fasciste della sovranità monetaria


Perché il tema del signoraggio piace tanto all'estrema destra?

Forse perché non è altro che una vecchia idea fascista, come suggerisce un articolo del La Stampa del 24 maggio 1973. Quel giorno il quotidiano torinese ha pubblicato a pagina 2 un articolo, intitolato "In un giornale i progetti per un governo fascista".

Nell'articolo si racconta di una rivista dell'estrema destra, Rivolta del popolo, che descrive una riunione di 7 anni prima di Raggruppamento italico, una piccola associazione di estrema destra guidata da Alberto De Stefani, ministro fascista tra il 1922 e il 1925 e fedelissimo di Mussolini.

Oltre all'ex ministro fascista fanno parte di Raggruppamento italico due onorevoli, Gorgini e Gonella e tre reggenti: G.Auriti, A. Milani e P. Sella di Monteluce.

Il gruppo di reggenza di Raggruppamento Italico -si spiega nella rivista- ha deliberato di rivendicare..."l'intangibilità della sovranità nazionale, vulnerata dalla cessazione della sovranità monetaria", ma anche "l'illegittimità delle clausole del trattato di pace" e di "additare alla nazione i responsabili di ogni rinuncia di sovranità come traditori del mandato politico o burocratico e come complici dello straniero per le punizioni conseguenti alle leggi di guerra che dovranno essere ripristinate".

Dunque la sovranità monetaria era parte di un programma fascita a metà degli anni '60, come osserva il giornalista: "leggendo attentamente questi documenti si ritrova tutto il programma del fascismo: un'economia tipicamente italiana , un nazionalismo acceso, l'introduzione dei programmi speciali di ben triste memoria".

E conclude: "A prima vista potrebbero sembrare farneticazioni. Alcuni nomi che vi compaiono, però, lasciano non solo sorpresi ma sgomenti" (De Stefani e il missino Giuseppe Gonella).

46 anni dopo poco è cambiato. C'è ancora chi rivendica ancora la sovranità monetaria e sogna di spazzare via i traditori. Riciclando vecchie idee di un passato vergognoso.