28 gennaio 2013

Moltiplicatore e FMI

Cos'è un moltiplicatore?

Immaginate un imprenditore che voglia espandere la propria attività economica, e per farlo decida di costruire un nuovo impianto produttivo. Investe 100 per costruire un nuovo capannone, per acquistare i macchinari, per formare il personale e così via.

100 è la spesa dell'imprenditore, che acquista beni e servizi da altre imprese. Queste, per soddisfare le commesse, acquistano altri beni e servizi, supponiamo per un ammontare di 70. Altre imprese, ricevendo ordini per 70, si rivolgono ai loro fornitori per acquistare altri beni e servizi per un ammontare -supponiamo- di 50. E così via.

La spesa iniziale, pari a 100, dà vita a un'altra spesa di 70 che a sua volta genera una spesa pari a 50, che a sua volta...

Alla fine la spesa complessiva è -supponiamo- 300: tre volte la spesa iniziale. Possiamo quindi dire che un investimento di 100 ha fatto crescere il PIL di 300. Il moltiplicatore è 3 pari al rapporto tra l'incremento del PIL (300) e l'investimento iniziale (100).

Per questo si parla di moltiplicatore: un euro di spesa si moltiplica per 3 (in questo caso).

Attenzione: il meccanismo funziona in entrambe le direzioni. Se diminuiscono gli investimenti, diminuisce anche il PIL. Di 3 volte se il moltiplicatore è 3.

Capite allora l'importanza di calcolare il vero moltiplicatore. Serve a capire qual è l'effetto di una politica di austerità: effetto tanto più alto quanto più elevato è il moltiplicatore.

Nel World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, Olivier Blanchard, capo economista, scrive (a pagina 41) un paio di frasi assai interessanti.

 "Informal evidence suggests that the multipliers implicitly used to generate these forecasts are about 0,5", ma i dati dimostrano che si tratta di una stima sbagliata: il vero moltiplicatore varia, nei diversi paesi, da 0,9 a 1,7.

Tradotto in linguaggio comune significa che gli economisti che prevedono gli effetti delle politiche di austerità sono molto ottimisti e suppongono che una politica di austerità che imponga sacrifici pari a 100 euro, produca un calo del PIL di 50 euro. Questo avverrebbe perché, come spiegava Krugman (ne avevo parlato qui), le politiche di austerità aumentano la fiducia di imprense e consumatori e l'aumento della fiducia compensa almeno in parte, secondo i teorici dell'austerità espansiva, gli effetti negativi sul PIL dell'austerità.

In realtà però, come spiegano Blanchard e Leigh, accade che se una politica di austerità impone un sacrificio pari a 100 euro, il PIL scende di 90 euro, nella migliore delle ipotesi e di 170 nella peggiore.

L'ottimismo degli economisti che suppongono un moltiplicatore pari a 0,5 è dunque un errore clamoroso, che ricorda quello del professor Giavazzi il giorno dopo il fallimento di Lehman Brothers (vedi qui).