22 gennaio 2013

Le fragili basi teoriche della spending review

Paul Krugman nel libro Fuori da questa crisi, adesso, si domanda: l'austerità può stimolare la crescita economica, ovvero può esistere l'austerità espansionistica?

I paladini dell'austerità
ricordano che questa fa scendere i tassi e salire la fiducia in una economia con i conti in ordine, inducendo imprese e consumatori a spendere di più. Ma basta tutto ciò a compensare gli effetti depressivi dell'austerità?

Secondo Krugman è improbabile che gli aspetti espansivi dell'austerità superino quelli depressivi, e quindi l'effetto netto dell'austerità è quello di far diminuire PIL e occupazione.

Non la pensava così Alberto Alesina che -racconta Krugman nel suo libro- nel 1998 ha pubblicato uno studio secondo il quale l'aumento della fiducia era così forte da far salire il PIL più di quanto l'austerità lo facesse scendere.

Per Krugman lo studio di Alesina, ignorato per anni dal mondo accademico, e ripreso nel 2010, s'è rivelato inattendibile perché Alesina ha ignorato l'effetto su PIL e entrate fiscali di altri fattori oltre alla riduzione della spesa pubblica.

Il Canada ad esempio ha tagliato la spesa pubblica mentre PIL e entrate fiscali aumentavano per effetto dello sviluppo tecnologico. Il Giappone ha varato altre misure espansive che Alesina non ha incluso tra le cause della crescita del PIL e delle entrate fiscali.

Studi successivi di economisti del FMI, hanno incluso altre variabili nei modelli economici, giungendo a concludere che “l'austerità fiscale deprime l'economia anziché espanderla”.

Nonostante questo, l'idea di Alesina sopravvive perchè, conclude Krugman, questi studi dicevano a una elite politica ciò che voleva sentirsi dire: i tagli alla spesa fanno crescere l'economia. E nelle elite mettiamoci pure altri due bocconiani più o meno famosi: Mario Monti, che, come sappiamo, non ha avuto dubbi a portare avanti una politica di forte austerità nel corso del 2012, e Francesco Giavazzi.

Giavazzi è stato consulente del governo con il compito di scoprire quali tagli effettuare ai contributi alle imprese. Ebbene, il documento, ricco di considerazioni teoriche riguardanti gli aspetti positivi di tagli drastici, si fonda proprio sulle medesime tesi inattendibili di Alesina, che sta preparando altri studi con Giavazzi sullo stesso argomento.

Forse è un bene che lo studio di Giavazzi (e altri) non abbia prodotto alcun effetto: sarebbero stati probabilmente effetti negativi.
Krugman conclude che nonostante la credibilità della tesi che dell'austerità espansionistica sia venuta meno