03 gennaio 2013

Giannetto e il Tea Party

Oscar Giannino (o Giannetto come lo chiamarono durante il confronto tra i candidati a leader del centro-sinistra) andrà da solo alle elezioni politiche, anche se insieme a un folto gruppo di personaggi di cui questo blog s'è spesso occupato.

Si tratta anzitutto dell'Istituto Bruno Leoni, di cui abbiamo parlato alcune volte (ad esempio qui), un gruppo di pressione ultraconservatore, a cui si aggiungono alcuni economisti altrettanto conservatori, come Luigi Zingales, Mario Baldassarri, Michele Boldrin, e personaggi vari De Nicola (ne avevo scritto qui), Chicco Testa e Enrico Montesano (un comico, a destra, non manca mai).

Dunque l'Istituto Bruno Leoni ha un suo partito ed è un bene. Perchè finora chi ha fatto parte dell'associazione è parso un tecnico, esperto di una materia, chiamato da giornali e tv per fornire un parere autorevole. Invece si tratta spesso di finti esperti il cui vero obiettivo pare esser quello di propagandare una visione politica, sociale e economica precisa.

Una visione così liberista che Mario Monti ha negato a Giannino la possibilità di allearsi al centro di Casini e altri.

Giannino dice di voler evitare agli italiani qualsiasi sacrificio, facendoli fare soltanto allo Stato. La spesa pubblica -propone Giannino- deve diminuire del 6% in 5 anni perchè si possa far scendere del 5% la pressione fiscale. Aggiunge anche che è vergognoso il livello delle pensioni minime, che pertanto devono aumentare.

6% del PIL ovvero 100 miliardi da tagliare alla spesa pubblica. Equivale al 25% della spesa pubblica al netto di pensioni e interessi sul debito. Come è possibile mettere in cantiere un taglio così forte?
Un dato inverosimile, che ricorda tanto la promessa di un milione di posti di lavoro del 1994. A farla fu Silvio Berlusconi e sappiamo quanto poco fosse credibile. Sarà per questo che Monti ha detto no a Giannino?