Ultimo discorso di fine anno per Giorgio Napolitano, presidente ancora per qualche mese, quasi interamente dedicato all'economia.
Segno di un anno difficile dal punto di vista economico. Tanto difficile che l'economia ha sfrattato dal discorso presidenziale altri temi, di solito affrontati in questa occasione.
Napolitano, dedicando la sua attenzione alla crisi, ricordando i gravi problemi in particolare del sud e della Sardegna in particolare, sottolineando i drammi sociali, sembra aver riempito i vuoti lasciati dal presidente del Consiglio Monti che, nella conferenza stampa di fine anno, ha descritto come inevitabili le scelte del suo governo e dimenticato i tanti problemi legati alla politica di austerità.
Ma soprattutto il Presidente ha fatto un vero discorso moderno e di sinistra quando ha sottolineato la necessità di redistribuire i sacrifici (E’ dunque entro questi limiti che si può agire per affrontare le situazioni sociali più gravi. Lo si può e lo si deve fare distribuendo meglio, subito, i pesi dello sforzo di risanamento indispensabile, definendo in modo meno indiscriminato e automatico sia gli inasprimenti fiscali sia i tagli alla spesa pubblica, che va, in ogni settore e con rigore, liberata da sprechi e razionalizzata) e quando ha affermato il ruolo negativo delle diseguaglianze sociali nella crisi (una rinnovata visione dello sviluppo economico non può eludere il problema del crescere delle diseguaglianze sociali. Si riconosce ormai, ben oltre vecchi confini ideologici, che esso è divenuto fattore di crisi e ostacolo alla crescita proprio nelle economie avanzate).
Un discorso dunque innovativo, di un presidente che non si può che ringraziare per il coraggio avuto in questi anni difficili e anche ieri sera nel suo ultimo discorso agli italiani.