Oggi Fiat-Chrysler produce in Italia in 4 stabilimenti. Lo stabilimento di Torino Mirafiori produce poco o nulla, qualche Alfa Mito e poco altro. Mille operai sono stati spostati a Grugliasco, alle porte di Torino, dove producono le Maserati negli stabilimenti un tempo della Bertone.
Pomigliano è dedicato alla Panda, Cassino sforna la Giulietta, la Bravo e la Lancia Delta e infine Melfi la Punto.
In futuro, spiega Marchionne, nel "polo Mirafiori-Grugliasco si faranno le Maserati, compreso un nuovo suv e qualcos'altro che non le dico. A Melfi la 500 X e la piccola Jeep, a Pomigliano la Panda e forse una seconda vettura. Rimane Cassino, che strutturalmente e per capacità produttiva è lo stabilimento più adatto al rilancio Alfa Romeo".
Dunque Fiat punta su automobili che possono offrire un maggior guadagno, un pò come fanno i produttori tedeschi. Costruire auto più costose, che offrono più alti margini di guadagno è la via obbligata se si vogliono fare profitti mantenendo la produzione in paesi con costi elevati.
Una scelta razionale che rischia di spazzare via le auto destinate al grande pubblico, il mass market come l'ha definito Marchionne. Il piano di Marchionne non comprende infatti la Punto.
La casa automobilistica che ha venduto le Uno, le 1100, le 500, eccetera agli italiani, adesso pare rinunciare ai modelli popolari. Certo ci saranno le 500 e le Ypsilon polacche e le 500L prodotte in Serbia, e magari qualche utilitaria prodotta in Brasile o altrove, ma la novità è clamorosa.
E la ragione è semplice: il mercato italiano è crollato. Non ha senso in questo momento pensare a una nuova Punto, destinata a essere venduta a 10-15 mila euro: richiederebbe forti investimenti che darebbero luogo a profitti solo a fronte di grandi numeri di auto prodotte e vendute.