Nel suo ultimo libro (vedi qui) Paul Krugman spiega che da due anni a questa parte c'è una strana attenzione verso il debito pubblico.
La preoccupazione di molti politici e economisti, specie conservatori, è per il livello del debito, costantemente monitorato, mentre i temi su cui di solito si svolgeva il dibattito economico-politico, vale a dire il livello del deficit, la crescita e l'occupazione sembrano non interessare più.
Nel caso della Grecia tutto ciò ha raggiunto livelli paradossali: i sacrifici, tremendi, sono imposti senza alcuna attenzione al tasso di disoccupazione, salito alle stelle, alle tensioni sociali, alle centinaia di migliaia di bambini malnutriti, al PIL che crolla da anni, riducendo la capacità di pagare i debiti. Importa solo che i greci accettino le richieste della troika (BCE, FMI, UE), ovvero contano gli interessi dei creditori, che impongono misure draconiane ai debitori, giustificate dalla volontà di porre rimedio a politiche sbagliate.
A volte i creditori sono capaci di farsi molto male da soli. Gli obbligazionisti della Cirio, ad esempio, a un certo punto si sono trovati di fronte a una scelta: accettare la proposta di un rimborso parziale o rifiutarlo, causando il fallimento del gruppo guidato da Cragnotti e perdere quasi tutto. Scelsero questa seconda strada, rimanendo a mani vuote.
Allo stesso modo la mancata concessione di un prestito di 30-40 miliardi alla Grecia da parte dell'Europa, ha condannato i creditori della Grecia a perdere 100 miliardi, col rischio di perdere altre 200 miliardi, in caso di fallimento. Il debitore, la Grecia, è oggi meno capace di far fronte ai suoi doveri di debitore di quanto non fosse qualche anno fa.
E' convenuto ai tedeschi e agli europei in generale avere una cancelliera tedesca che impone condizioni draconiane ai paesi debitori, appoggiando l'idea che quel che conta davvero è fare sacrifici senza precedenti per tentare di ridurre il debito pubblico?
Certamente no, l'attenzione quasi esclusiva agli interessi dei creditori ha provocato perdite agli stessi creditori e ha indebolito tutta l'Europa, aumentando il numero di paesi che sono diventati debitori a rischio di insolvenza.
Sostenere che i greci hanno barato, falsificando i conti, e hanno abusato delle disponibilità di capitali, finanziando con il debito spese irragionevoli, non ha modificato di una virgola i conti greci.
I creditori hanno esagerato ed è cresciuta la probabilità che essi subiscano perdite causate dall'insolvenza di debitori sempre meno capaci di far fronte ai propri impegni.
Schierarsi dalla parte dei creditori è dunque una pessima scelta per i politici e in generale per chiunque abbia a cuore l'interesse del creditore, se le scelte imposte al debitore ne minano la capacità di pagare.
C'è bisogno di spiegare tutto ciò ai tedeschi? Io credo di no. La causa del disastro economico della Repubblica di Weimar è da ricercarsi negli accordi di pace: ai tedeschi si imponevano condizioni terribili. Non erano in grado di rispettarle ovvero di pagare i vincitori e al tempo stesso di pagare le imposte necessarie allo stato per fornire servizi.
Le conseguenze sono state terribili. I tedeschi e soprattutto i politici dovrebbero saperlo. Per questo pare assurdo l'atteggiamento del governo tedesco che impone agli altri ricette perdenti imposte a suoi tempo alla Germania, invece di mediare tra gli interessi dei creditori e quelli dei debitori alla ricerca di una soluzione che minimizzi i danni per entrambi.