Prendo lo spunto da un articolo de “La Repubblica” sull’evasione delle associazioni per spiegare un po’ meglio come funziona il meccanismo dell’evasione e le sue implicazioni sul sistema economico. Nell’articolo che segue descriverò nel dettaglio la fiscalità delle associazioni sportive dilettantistiche.
Innanzi tutto bisogna sapere che esiste un regime fiscale speciale per le associazioni, regolate dalla legge 398/1991. Il regime pone alcuni paletti, tra cui l’iscrizione ad una federazione sportiva riconosciuta dal CONI e il non superamento di ricavi pari a 250.000 €. Per ricavi si intendono attività commerciali, sponsorizzazioni, diritti di riprese sportive, in quanto i ricavi per le attività istituzionali, come le quote sociali, sono esenti al 100%.
Ciò che permette di “eludere” il fisco è la combinazione dei seguenti tre elementi:
1. IVA: le associazioni non pagano l’IVA nel modo normale delle società commerciali: non la detraggono sulle spese e ne versano una percentuale dal 50% al 90%, a secondo del tipo di provento, di quella riportata sulle fatture emesse. Cioè ad esempio se emetto una fattura per 1000 € + IVA (200 €) per sponsorizzazioni, verserò il 90% dell’iva a debito (180 €).
2. Imposte dirette: le associazioni pagano l’IRES, ma solo sul 3% del fatturato commerciale. Attualmente l’aliquota è pari al 27,50%. Quindi al massimo, se fatturano 250.000 €, pagheranno 250.000 x 3% x 27,50% = 2.062,50, indipendentemente dalle spese effettuate.
3. Costi: le associazioni, si sa, non possono essere a fini di lucro, quindi devono chiudere in pareggio ogni esercizio. Se chiudono in utile non possono distribuirlo, ma devono investirlo. Ma c’è un’altra cosa molto interessante: i compensi pagati agli atleti o allenatori, fino a 7.500 € l’anno sono esenti per chi li percepisce; l’associazione deve solo dichiararli nel modello 770 annuale.
E’ quindi chiaro combinando i tre punti quanto è facile mettere su un meccanismo elusorio delle imposte, praticamente perfetto. Vediamo come.
Innanzi tutto fatturo 250.000 € per sponsorizzazioni ad un paio di aziende amiche. 125.000 € + IVA a testa per l’esposizione di due bei cartelloni pubblicitari nel campo di calcio dove giocano i nostri dilettanti. Ma poi, siccome queste aziende sono proprio amiche, gli restituisco 100.000 € a testa!
Come glieli restituisco?!?!?!
Eh, si….. i filantropi non esistono e se non si fa così i soldi per le sponsorizzazioni non si trovano proprio. Poi da questo meccanismo tutti hanno da guadagnarci.
La società amica esporrà in bilancio un costo di 125.000 €, risparmiando IRAP e IRES per circa 40.000 €. Ecco il conto: 125.000 versate – 100.000 restituite – 40.000 risparmiate = risparmio netto di 15.000 € (di tasse) evase.
La società sportiva pagherà tasse, come abbiamo detto, pari a 2.062,50 su 250.000, inoltre dell’IVA su 250.000, pari a 50.000 € ne verserà il 90%, trattenendone 5.000. Facciamo due conti: 250.000 € incassati – 200.000 restituiti + 5.000 di IVA – 2.062,50 di imposte = guadagno netto di 52.937,50 €.
Ma come?!? Ma non dovrebbe essere a fine di lucro?
Ma certo, infatti all’inizio dell’anno l’associazione sportiva si sarà premurata di tesserare 50 soci, ai quali nel corso dell’anno elargirà 5.000 € a testa, a titolo di compenso per un importo pari – guarda guarda – a 250.000 €!
250.000 € fatturati – 250.000 € usciti: risultato di gestione pari a zero!
Le associazioni non devono tenere scritture contabili e siccome sui 5.000 € di compensi i percipienti non pagano tasse, una volta inviato il modello 770 è tutto a posto.
Ora voi vi chiederete: è possibile che l’Agenzia delle Entrate permetta tutto questo?
Intanto premetto che quello descritto sopra non è assolutamente un incitamento a mettere in pratica il suddetto meccanismo perché si tratta di un reato perseguibile penalmente.
Poi io credo che l’Agenzia delle Entrate conosca benissimo il meccanismo, ma che, entro certi limiti, lo tolleri, in quanto se così non fosse, tutto lo sport dilettantistico italiano sparirebbe.
Eh si. Scomparirebbe. Perché i campi da gioco costano, i palazzetti costano, le divise, le borse, tutto costa e nessuno fa niente per niente. Il ritorno pubblicitario nello sponsorizzare una squadra (che non sia calcio di serie A o poche altre realtà) è pari a zero. Quindi nessuno caccerebbe fuori un centesimo se non ci fosse un minimo di ritorno economico.
E’ triste ammetterlo, ma lo sport dilettantistico italiano si basa essenzialmente sull’evasione fiscale!