08 ottobre 2012
IVA e detraibilità
Vorrei fare un po' di chiarezza sul sistema di tassazione che "subiamo".
Chi propone la "detraibilità" dell'IVA per i consumatori finali probabilmente non ha ben chiaro il meccanismo dell'IVA. Renderla detraibile per i consumatori finali significherebbe azzerarla in buona sostanza.
L'IVA è un'imposta "neutra" per le aziende: se un macellaio compra un kilo di carne a 10 Euro + IVA, significa che sborsa 10 € + il 10% di 10 €, cioè 11 Euro. Se poi la vende a 25 Euro + IVA al kilo, allora incasserà 25 Euro + 10% di 25, cioè 27,50 €.
Vediamo ora i conti e iniziamo con l'IVA: ho versato al mio fornitore 1 Euro di IVA e ho riscosso dal mio cliente 2,5 Euro di IVA. Quindi dovrò versare allo stato 2,5 - 1 = 1,5 € di IVA.
Ho comprato, al netto dell'IVA 10 € di carne e l'ho rivenduta a 25, quindi il valore aggiunto è stato di 15. L'Imposta sul Valore Aggiunto (I.V.A.) è quindi calcolata sulla differenza tra il valore di vendita e quello di acquisto: 25 - 10 = 15. Il 10% di 15 = 1,5.
Il mio guadagno ovviamente non sarà 15, perché avrò le altre spese del negozio: affitto, luce, dipendenti, ecc. Sulla differenza tra vendite (al netto dell'IVA) e acquisti (al netto dell'IVA) si determina, fatte le opportune rettifiche, il reddito imponibile su cui il macellaio dovrà pagare l'IRE.
Dopo altre rettifiche si arriva al reddito imponibile IRAP, su cui si paga l'IRAP.
Quindi per il macellaio è fisiologico essere a debito con lo stato dell'IVA e per lui l'IVA è una tassa neutra. Se l'IVA sulla carne passasse dal 10 al 20%, non cambierebbe nulla per lui, in quanto l'imposta sarebbe integralmente ribaltata sui clienti.
L'IVA è quindi un'imposta sul consumo, pagata dal consumatore finale. Quindi non avrebbe senso renderla detraibile per i consumatori finali. L'IVA è sopportata dai consumatori finali, ma versata dalle aziende (macellaio, allevatore del bestiame, ecc.)
Quindi ogni manovra sull'IVA ha effetti sui consumi: aumentare l'aliquota IVA significa aumentare l'inflazione (aumenta il prezzo finale) e diminuire gli scambi. Prevedere quale sia poi l'effetto finale sul fisco è particolarmente difficile.
Mi spiego semplificando un po'. Quando iniziai a studiare microeconomia il grafico standard riportava le quantità di prodotto in ascissa e i prezzi sulle ordinate. Il valore ovviamente era l'area del rettangolo che si formava. Massimizzare il valore significava trovare la combinazione di quantità e prezzi in modo che l'area fosse massima.
In analogia massimo valore significa massimo gettito IVA, in quanto è proporzionale (e indirettamente anche massimo gettito IRE). Quindi può accadere che, siccome la domanda non è rigida, ad un aumento del prezzo, diminuiscano le unità vendute e di conseguenza scenda il valore totale (l'area) e di seguito diminuisca il gettito IVA.
E questo è esattamente ciò che è successo con l'aumento dell'IVA di un punto percentuale (da 20 a 21%).
Francamente non capisco tutte le manovre per evitare un ulteriore aumento dell'IVA. Un ulteriore aumento porterebbe a una diminuzione del gettito, quindi perché aumentarla?