Marchionne rottama il liberismo, scrive Gad Lerner, che ne riporta le parole: “L’Unione europea deve smettere di firmare accordi di libero scambio. Non è il momento per abbracciare questo tipo
di politiche”.
Mi piacerebbe vedere un pò di facce. La prima è quella di quell'antipatico liberista che risponde al nome di Antonio Martino che un paio d'anni fa spiegava (vedi qui) che i liberisti avrebbero dovuto ringraziare Marchionne perché spazzava via, a suo parere, la concertazione, ovvero gli accordi tra imprese, sindacati e governo.
La seconda è di Alberto Mingardi dell'Istituto Bruno Leoni. Mingardi in un'intervista dal titolo significativo, Giù le mani da Marchionne (vedi qui) ha spiegato che la chiusura dello stabilimento Fiat di Termini Imerese e la rinuncia ai contributi per la rottamazione era positiva perchè voleva dire meno soldi dallo Stato e un sistema dell'auto finalmente concorrenziale. Che faccia avrà fatto quando ha letto che invece Marchionne invoca aiuti europei per il settore automobilistico?
La terza è la faccia di qualche giornalista che non ammiro, come Sergio Luciano, che qualche settimana fa continuava a scrivere del liberismo del manager col maglioncino (vedi qui).
E infine vorrei vedere la faccia di John Elkann, che si definisce liberale, ma liberale non dottrinario. Ha il nemico (si fa per dire) in casa, ma forse non lo sa. O forse basta definirsi liberale non dottrinario per andare d'accordo anche con chi rinnega il liberismo, come Marchionne?