Francois Hollande, neo presidente francese, ha avuto un'ottima idea di sinistra: limitare il divario tra i redditi.
L'idea è banale: le aziende controllate almeno al 50% dallo Stato dovranno porre un limite agli stipendi dei manager che, in ciascuna impresa, non potranno superare di 20 volte lo stipendio più basso. Se il lavoratore pagato di meno incassasse, supponiamo, 1000 euro al mese, i dirigenti non potrebbero superare i 20.000 euro mensili.
Finalmente qualcosa di sinistra, anche se ci sono alcune legittime obiezioni.
La prima è che si può applicare solo alle aziende di proprietà dello Stato o di cui lo Stato possiede la maggioranza assoluta di quote o azioni. Per le altre la regola non vale anche se ha come azionista lo Stato.
La seconda è che si corre il rischio di far fuggire qualche manager e di ridurre la redditività dell'impresa, che risparmierebbe, pagando meno i top manager, ma guadagnerebbe di meno.
La terza è che la norma spinga qualche manager a alzare lo stipendio di chi guadagna meno di 20 volte il dipendente meno pagato, con l'effetto che le imprese alla fine spenderebbero di più, non di meno.
Critiche valide anche se è vero che conta il principio, molto di sinistra, per cui è bene ridurre le disuguaglianze. Inoltre il principio può essere applicato, volendo, anche alla pubblica amministrazione, magari provando nel corso del tempo a ridurre il divario: da 1 a 20 si può passare a 1 a 15: basta ridurre il divario man mano che i contratti scadono o che i dirigenti lasciano il posto ad altri.
Infine si potrebbe usare il principio del limite tra lo stipendio minimo e il massimo in ambito fiscale, facendo pagare di più i manager e le imprese dove più alto è il divario tra i redditi.