18 ottobre 2011

La Stupidità del Separatismo

Il Regno di Spagna vanta ormai una storia pluri-secolare alle spalle.
Lo si fa spesso iniziare nel 1492, a seguito delle nozze tra Isabella I di Castiglia e di Ferdinando II d'Aragona, che unirono di fatto i due regni maggiori della penisola iberica.
Mancava praticamente solo quello, piccolo, di Navarra che fu annesso nel 1512, (e quello del Portogallo che poi è rimasto indipendente).

Da allora, negli ultimi 500 anni, la Spagna è sempre stata unita. Quella che tutti conosciamo.
In teoria volendo esagerare e mettersi a scavare ancora di più, l'unione ci sarebbe già stata nel medioevo sotto i visigoti prima e gli arabi poi, (gli arabi che fondarono Madrid e che chiamavano la Spagna "Al Andaluz" da cui prende il nome l'attuale regione "Andalusìa"), ed ancora prima gli spagnoli erano uniti sotto i romani (dal cui  termine"Hispania" deriva anche l'attuale "Spagna"). Da questo punto di vista le radici del popolo spagnolo sarebbero ancora più profonde....

Tuttavia si sono sviluppate nel corso della storia alcune differenze linguistiche e culturali in determinate regioni. In particolare si tratta di: Cataluña, Paìs Vasco e Galicia, (ci sarebbe poi anche il valenziano che è una specie di dialetto catalano, che alcuni considerano un'altra lingua ancora).

Ciò fa sì che la Costituzione del '78 (come già aveva fatto quella repubblicana del '31), giustamente riconosca e tuteli tali minoranze linguistiche e culturali cresciute in seno al popolo spagnolo, oltre a concedere una  maggior autonomia amministrativa e legislativa a quelle regioni.
Ma a qualcuno non è bastato.  Infatti, una parte della popolazione di quei territori desidererebbe separarsi dal resto del Paese coltivando fino all'estremo le differenze e riducendo le similitudini con esso.
Altri invece accettano almeno in apparenza l'unità spagnola ma pretendono continue concessioni speciali ai propri territori sfociando talvolta nell'assurdo.

Pretesa difficile da accettare per i governi di Madrid, quella dell'indipendenza, per svariate ragioni, teniamo conto anche del fatto che soprattutto Paìs Vasco e Cataloña, sono da sempre tra le zone più industrializzate della Spagna, (in questo il separatismo del nord-est della penisola iberica somiglia molto a quello padano....).

Per non parlare poi delle difficoltà pratiche di raggiungere un'eventuale secessione: bisognerebbe modificare interi paragrafi della Costituzione molto ben protetti (come l'unità dello Stato, il territorio, le comunità autonome ecc), che prevedono un complicato ed impraticabile procedimento che sarebbe troppo lungo da spiegare. E vari altri motivi.
Molti di quelli che vivono al di fuori di questo Paese pensano che l'indipendentismo sia forte soprattutto nei Paesi Baschi, per via del clamore suscitato da ETA (che fortunatamente sembra stia terminando definitivamente la sua attività), e dalle sue migliaia di vittime innocenti.
In realtà a mio avviso è molto più forte quello catalano, alimentato oltretutto anche dall'eterna rivalità fra Real Madrid e Barcellona che da sempre ogni anno si contendono il titolo.

Prendiamo un piccolo esempio a caso, (in realtà ce ne sarebbero un'infinità), una cosa di cui ultimamente si sta parlando molto da queste parti: la modifica alle regole del Senato che un gruppo di socialisti catalani riuscirono tempo fa' a far approvare, che consente ai senatori di esprimersi nella lingua della propria regione, obbligando il Senato ad assumere traduttori che per esempio quest'anno sono costati circa 350'000 €. Soldi spesi per politici che semplicmente si rifiutano di parlare in spagnolo.
La notizia è vecchia, ma la scrivo ora perchè mi è venuta in mente grazie ad una campagna che sta venendo fuori ultimamente per abolire questo spreco.

Questi sono i motivi per cui parlo di "stupidità del secessionismo" non del fatto in se' che ci sia chi si vuol separare, cosa che non mi piace in Spagna ed ancora meno in Italia, ma che è comunque un'opinione ed è legittima, ma di queste pretese dettate da un ultra-nazionalismo sciocco.

C'è chi dice che si è passati da una dittatura franchista nella quale le minoranze linguistche venivano oppresse, ad una opposta nella quale esse si impongono sulla lingua nazionale.
Certe volte mi viene da pensare che non abbiano tutti i torti.