Sabato gli indignati di tutto il mondo hanno manifestato contro la crisi, incassando la solidarietà di Mario Draghi, Barack Obama, che, ricordando Martin Luther King, ha detto che se fosse vivo avrebbe manifestato, George Soros e Ben Bernanke.
All'apparenza qualcosa non torna, perché molti manifestavano contro le banche centrali e il potere politico che impone sacrifici.
In realtà una logica c'è, almeno per Draghi, Bernanke e Obama. Sanno che lo scontro a cui si assiste in questi anni è tra chi vuole le regole e chi non le vuole, tra chi vuole la finanza libera di muoversi senza vincoli e chi vorrebbe porre dei limiti, tra chi pensa che il mercato funzioni in modo perfetto e chi invece pensa che il mercato libero e selvaggio produca squlibri.
Dunque Draghi, Obama, Bernanke si schierano dalla parte della protesta perchè sanno che per ora prevale chi vuole un mondo selvaggio e senza regole e vorrebbero cambiarlo. Vorrebbero che chi protesta usasse le sue energie per proporre un mondo migliore, capiscono che il rischio è che i banchieri di Wall Street, che beneficiano di un mondo senza regole, si rafforzino grazie alle divisioni altrui.
La controprova di tutto ciò l'hanno offerta in Italia alcuni esponenti del Pdl e, negli USA, i Repubblicani. Nei dibattiti politici, i Repubblicani hanno attaccato Ben Bernanke, mentre da noi Cicchitto, in rappresentanza del potere che non vuole regole, ha criticato Draghi al pari di Sacconi, da sempre impegnato nel tentativo di demonizzare gli avversari e dividere i sindacati sventolando la bandiera delle violenze in piazza degli anni '70.
Dunque Draghi, Bernanke, Obama e altri hanno buone ragioni per dare una pacca sulla spalla al movimento degli indignati. Sperando che il 99% dei manifestanti lo capisca e non cada nella trappola delle proteste fini a se stesse o, peggio, strumentalizzate dai loro veri oppositori.