Ieri sera a tarda ora una rubrica del Tg3 ha intervistato un avvocato d'affari milanese sulla crisi irlandese. L'avvocato De Nicola è il presidente della Adam Smith Society, una delle piccole lobby ultraliberiste italiane.
Secondo De Nicola i guai irlandesi derivano da un eccesso di capitali prestati, e ciò a causa dei tassi di interesse bassi praticati dalla BCE in passato. Con tassi più elevati tutto ciò si sarebbe evitato.
Una teoria degna del peggior asino economico, per almeno quattro motivi.
E' bene ricordare, in primo luogo, che i tassi applicati dalla BCE sono stati a lungo criticati perchè troppo alti. Gli economisti che vedevano l'Europa crescere poco rispetto agli USA. Tassi più alti avrebbero ridotto o annullato la scarsa crescita europea. E questo a quale scopo? Per impedire che le banche irlandesi prestassero troppo denaro?
Il tasso applicato dalla BCE è il frutto di un compromesso che tiene conto delle diverse velocità delle economie appartenenti all'area euro e dei settori economici influenzati. Immaginare che fosse regolato solo per affrontare un solo problema è un'ingenuità.
Poi è assai curioso l'atteggiamento di questo (ultra)liberista. Di solito i liberisti dicono che è bene non interferire nel libero esercizio dell'attività di impresa. Alcune lobbies ultraliberiste sostengono addirittura che si potrebbe fare a meno delle banche centrali. Per cui, anche dal suo punto di vista, sostenere che la BCE avrebbe dovuto alzare i tassi è cosa senza senso.
Le banche raccolgono soldi e li prestano. Se ne raccolgono e ne prestano tanti i tassi scendono. Curioso che l'ultraliberista De Nicola auspichi -a posteriori- l'esatto contrario.
Infine si deve ricordare ciò che scrive Nouriel Roubini nel suo ultimo libro: la FED a un certo punto aumenta i tassi di interesse, perchè l'economia si sta surriscaldando. La manovra non ha effetti perchè chi cerca capitali ne trova in abbondanza in giro per il mondo a tassi più bassi.
Anche per questo le teorie dell'avvocato d'affari milanese sono insensate.