03 novembre 2010

Fiat meno 40%


Cosa sta succedendo alla Fiat che a ottobre ha perso il 40% del mercato italiano dell'auto?

A mio avviso siamo entrati nella fase quattro della gestione Marchionne.

Marchionne è diventato amministratore di un'azienda mal messa, sovraindebitata e per nulla efficiente sul piano produttivo.

Un'azienda caotica e burocratica, che Marchionne ha cambiato iniziando dai problemi con il socio General Motors/Opel e dalla questione dei debiti verso le banche e del prestito convertendo. Questa è stata la fase uno: riportare la Fiat a occuparsi d'auto da sola, senza soci. Aver ottenuto una montagna di soldi da GM perchè se ne andassero ha creato la leggenda Marchionnne.

Poi s'è affrontata la fase due: costruire auto e venderne tante nei segmenti in cui tradizionalmente Fiat è forte.

Panda, 500, grande Punto hanno fatto il loro dovere, fugando i dubbi circa la capacità di Fiat di saper fare ancora auto. I conti sono migliorati, sono arrivati gli utili e i debiti sono diminuiti.

Quindi è arrivata la fase tre: fare auto redditizie facendo concorrenza nei settori occupati dai marchi tedeschi o francesi. Sono nate la MITO, la Delta e la Giulietta e s'è proceduto a ristrutturare lo stabilimento di Pomigliano d'Arco che costruiva le Alfa Romeo.
E' a questo punto che sono arrivati i problemi: la crisi prima e Chrysler poi. A questo punto Fiat ha rimesso nel cassetto i nuovi modelli.

La fusione con Chrysler infatti ha spostato l'attenzione dei vertici Fiat sull'altra sponda dell'Atlantico. Prima di pensare a nuovi modelli, forse poco utili in un momento di crisi, occorre rimettere in pedi Chrysler e pensare a integrarla con Fiat. Solo così si possono ridurre i costi, divisi tra 2 aziende e un gran numero di auto. Era già accaduto: la grande Punto è nata da un progetto comune con Opel, con conseguente diminuzione dei costi.

Così si farà con Chrysler: i nuovi modelli sarano costruiti con progetti e fornitori comuni alle due aziende.

La fase quattro dell'era Marchionne prevede dunque l'integrazione tra Chrysler e Fiat, che significa, in Italia, rinvio dei nuovi modelli e ristrutturazione degli impianti per prepararli al futuro lancio di nuovi modelli.

Il rinvio dei nuovi modelli, insieme alla crisi economica, è ciò che deprime il mercato italiano. I vecchi modelli sono meno attraenti, soprattutto senza incentivi governativi. Si produce di meno e anche questo non è casuale: serve a indurre lavoratori e sindacati a più miti consigli.