17 novembre 2010

Balli irlandesi


Fino al 2007 l'Irlanda è stato il paese dell'Europa occidentale con un tasso di crescita invidiabile: 5, 6, 7% l'anno per molti anni di fila.

La ricetta irlandese era semplice: poche imposte e grande disponibilità verso le grandi imprese americane che hanno, complice la lingua, aperto nell'isola le loro filiali europee.

Le imprese erano ben contente di pagare poco il personale irlandese, di distribuire utili tassati in modo irrisorio e di investire nel paese che si godeva la crescita del PIL, la disoccupazione in calo e un benessere mai visto in uno stato storicamente tra i più poveri d'Europa.

L'Irlanda sembrava l'esempio concreto della validità delle teorie liberiste: pochi vincoli, poche imposte, libertà di impresa, tassi di crescita elevati a far dimenticare ogni problema ulteriore.

Con la crisi il giocattolo s'è rotto, è arrivata una pesante recessione, che ha fatto crollare le entrate fiscali. La crisi ha fatto scoppiare la locale bolla immobiliare: gli irlandesi hanno smesso di comprare case a qualsiasi prezzo e il calo dei prezzi ha fatto crollare le garanzie dei debiti.

Ma soprattutto i capitali sono fuggiti dalle banche irlandesi. I benefici fiscali si accompagnavano al trasferimento di capitali. Un'azienda portava in Irlanda un pò di soldi e la sede per godere delle basse aliquote fiscali. L'afflusso di capitali era una fortuna per gli irlandesi, che grazie ad essi potevano far crescere l'occupazione, le entrate fiscali e finanziare le loro imprese.

La fuga dei capitali dalle banche irlandesi ha spinto il governo a dare alle proprie banche i capitali necessari per sopravvivere.

Per questo il debito pubblico irlandese sta crescendo a ritmi spaventosamente alti: in 3-4 anni sta passando da meno del 30% del PIL a oltre il 100%, con un deficit per il 2010 superiore al 30% del PIL.

Insomma se qualcuno crede nella favola liberista per cui in un sistema di libero mercato e di libera circolazione di imprese e capitali si è più competitivi riducendo fino quasi a eliminarle le imposte, guardando all'Irlanda si dovrà ricredere.