24 giugno 2010

Più tasse per tutti, a destra

Oggi corriere.it offre questo interessante articolo che spiega che le destre in Europa si stanno rimangiando la vecchia ideologia che impone sempre e comunque meno imposte.

Chi pensa sia un bene diminuire le imposte è mosso da interesse (a chi non fa piacere pagare meno?) ma anche dalla convinzione che lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini significa lasciarli più liberi di scegliere quali servizi acquistare e a quale prezzo. Il mercato e la libera scelta, si suppone, fanno meglio dello Stato che costringe in ogni caso ad acquistare, attraverso le imposte, servizi non graditi.

Il taglio delle imposte è diventata per qualcuno (1) la panacea di tutti i mali, invocata quando l'economia rallenta e anche quando l'afta epizooitica colpisce gli allevamenti o quando è chiamato a dare un giudizio sui palinsesti televisivi.

I tagli in realtà hanno favorito soprattutto i più ricchi e, negli USA, hanno trasformato i surplus di bilancio lasciato nel 2000 da Clinton in pesanti deficit durante l'amministrazione Bush.

Al contrario l'aumento delle imposte voluto da Clinton non ha causato alcuna diminuzione delle entrate fiscali, come sostenuto a suo tempo dagli economisti conservatori, secondo i quali ne sarebbe derivato un rallentamento dell'economia e quindi un calo delle entrate fiscali, ma anzi ha consentito un surplus stimato in oltre 400 miliardi di dollari.

Così di fronte a deficit di bilancio eccessivi i paesi europei imboccano la strada dell'aumento delle imposte. I governi conservatori si rimangiano 40 anni di politiche anti-tasse e prima o poi fingeranno di non sapere chi fossero Margareth Thatcher o Ronald Reagan.

Eppure è dura a morire l'idea che un aumento delle imposte sia sempre deleterio per l'economia, come dimostra lo stesso articolo del Corriere, che riporta le parole di Arthur Laffer secondo il quale la scadenza dei benefici fiscali per i ricchi avrà l'effetto di far cadere gli USA nella recessione a partire dal 2012.

Laffer, che si riferisce ai tagli fiscali voluti da Bush ormai in scadenza, a causa dei quali il fisco perde diverse centinaia di miliardi di dollari ogni anno, è diventato famoso nei primi anni '80 per una strana curva che porta il suo nome (vedasi l'immagine all'inizio).

La leggenda narra che durante un pranzo con il candidato alla presidenza Ronald Reagan Laffer prese un tovagliolo di carta e disegnò, su assi cartesiani, una curva a campana. Spiegò che la curva mostrava l'andamento delle entrate fiscali al variare dell'aliquota media. Fino a un certo punto le entrate aumentavano proprio come la curva a campagna che sale, disse Laffer per poi diminuire se le aliquote continuano ad aumentare, perchè aliquote troppo alte scoraggiano l'attività economica.

Gli USA secondo lui erano collocati in un punto della parte destra della campana. Una diminuzione delle aliquote perciò avrebbe provocato un aumento delle entrate fiscali.

Reagan non aspettava di meglio: aveva davanti un economista che spiegava che diminuendo le aliquote, il fisco ne avrebbe tratto beneficio. Come dire: mangia di più e dimagrirai. Mise in pratica il suggerimento di Laffer e ... il deficit federale salì a livelli impressionanti. Una chiara prova che le idee di Laffer erano sbagliate. Ma l'ideologia prevalse e Laffer continuò ad avere un credito mai meritato.

Per anni gli economisti hanno cercato una conferma alle teorie di Laffer, scoprendo che non solo la teoria faceva acqua da tutte le parti, ma anche che, se fosse stata vera, non c'era alcuna prova che una diminuzione delle aliquote al tempo di Reagan avrebbe aumentato le entrate fiscali. Non c'era alcuna prova cioé che gli USA erano collocati sulla parte discendente della curva a campana.

Ce n'è abbastanza - e da molto tempo - per dire che Laffer è un economista poco credibile. E invece no: a furia di ripetere il mantra che le imposte è meglio diminuirle, si ripesca Laffer dal dimenticatoio e si ripropongono le sue idee (la previsione di una recessione innescata da troppe imposte) come se non ci fossero le prove che nel recente passato si sono dimostrate prive di fondamento.

Per fortuna la realtà prevale sempre sulla fantasia e sono i governi conservatori a spiegare ai loro elettori che è bene dimenticare il vecchio mantra.

Se ne accorgeranno anche Berlusconi e Tremonti che continuano a ripetere che non vogliono mettere le mani nelle tasche degli italiani, quasi che pagare imposte per avere servizi fosse un furto?

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(1) Si veda P.Krugman, La deriva americana, Laterza, pag. 115 e seguenti