27 giugno 2010

Debiti e intercettazioni


Si riapre il caso intercettazioni-Telecom. Una svolta che chiama in causa Marco Tronchetti Provera, numero uno di Pirelli e, per qualche anno, anche di Telecom.

I giudici capiscono (finalmente, è il caso di dire) che se Giuliano Tavaroli, capo della sicurezza Telecom, e Emanuele Cipriani, investigatore privato che lavorava per Telecom, hanno organizzato una rete di spionaggio illegale che ha lavorato e speso moltissimo, non potevano farlo per se stessi. Agivano nell'interesse di qualcuno, ovvero del leader dell'azienda, Tronchetti Provera, verso il quale si indirizzano adesso le indagini.

I magistrati fanno riferimento a motivazioni di vario genere per spiegare perchè avvenissero, le intercettazioni e le indagini illegali su persone di ogni genere, tra i quali c'era -ad esempio- un pensionato "colpevole" di aver minacciato, in una lettera a Tronchetti Provera, di far rumore all'assemblea degli azionisti.

Il pensionato voleva attirare l'attenzione perché la sua linea adsl non funzionava. In pochi giorni Telecom risolse il problema, mentre Tavaroli e altri indagavano su di lui. Si chiesero chi fosse e perchè minacciasse di disturare l'assemblea degli azionisti. Lo pagava qualcuno? Gli spioni di Telecom cercarono di scoprirlo indagando sul conto corrente del pensionato.

Non trovarono nulla, ma qualche anno dopo la storia del pensionato saltò fuori, raccontando uno scenario fatto di paure e illegalità e forse anche di ricatti.

Ma perché qualcuno in Telecom voleva queste informazioni? Cosa temeva?

Una ragione è chiara da anni: Telecom era un'azienda molto indebitata e chi la controllava aveva offerto alle banche le proprie azioni Telecom in garanzia.

C'era però una clausola: se il valore delle azioni fosse sceso al di sotto di un certo prezzo, le banche creditrici avrebbero potuto chiedere alla Pirelli, che controllava Telecom, di pagare la differenza tra il debito e il valore delle azioni.

Di qui il timore, forse il terrore, che qualcuno potesse spingere verso il basso le azioni per indurre Pirelli a vendere Telecom. Per questo anche una lettera di un pensionato era considerata una potenziale minaccia e si doveva indagare: chi era? cosa voleva davvero? forse qualcuno lo pagava?

Quando il valore delle azioni è sceso troppo e la garanzia rischiava di saltare, Tronchetti Provera ha venduto Telecom, come aveva fatto prima di lui, per le stesse ragioni, Roberto Colaninno. Nel frattempo ha condotto una serie di operazioni assai criticabili, sempre nel timore di perdere il controllo della società telefonica. Ma questa è un'altra storia.