11 giugno 2010

Alla ricerca della crescita perduta

Qualche giorno fa i giornali hanno celebrato anche con toni forse trionfalistici i dati Eurostat sul PIL nel primo trimestre 2010. In sostanza nel trimestre il PIL è cresciuto dello 0,5%, più della media UE e di Francia e Germania e dello 0,6% negli ultimi 12 mesi, molto meno di Francia e Germania.

Ma cosa succederà in futuro?

Nelle scorse settimane è arrivata la decisione del governo di tagliare pesantemente la spesa pubblica per riequilibrare i conti pubblici, minacciati da un deficit troppo alto. Il governo ha deciso di colpire la spesa della pubblica amministrazione e di congelare o ridurre gli stipendi.

Ciò, secondo la Banca d'Italia, farà perdere al PIL italiano un 0,5%. Ovvero il PIL italiano non crescerà affatto. Se ne stanno rendendo conto anche i giovani industriali riuniti a Santa Margherita Ligure la cui presidente lamenta il rischio che il PIL non cresca affatto.

I consumi infatti sono fermi, anzi diminuiscono un po' (-0,1%) e gli investimenti diminuiscono dell'1,1%. Se l'economia cresce vuol dire che è trainata dalle esportazioni e dalla spesa pubblica.

Con i tagli del governo consumi e investimenti rischiano di deprimersi ancora di più, e questo nel momento in cui servirebbe un aumento del PIL per ridurre il rapporto debito/PIL.

Se il PIL non sale, è difficile che il rapporto debito/PIL migliori e che si riducano le sofferenze delle imprese o che diminuisca la disoccupazione.

Se la domanda interna non aumenta, ma forse diminuisce, cosa può far salire il PIL?

Restano le esportazioni, ma le prospettive non sono buone. Infatti anche i governi di Francia, Regno Unito e Germania stanno intervenendo per contenere i deficit allo stesso modo. La domanda di questi paesi crescerà di meno e ne risentiranno anche le importazioni dall'Italia, ovvero le nostre esportazioni.

Facile dunque prevedere che il nostro PIL, che deve crescere per far scendere il rapporto debito/PIL, rallenterà. Con un pò di fortuna sarà positivo a fine 2010, ma di poco.