31 maggio 2014

Nuova distribuzione degli utili di Bankitalia?

Le prime pagine delle Considerazioni finali del governatore della Banca d'Italia quest'anno sono dedicate alle vicende interne dell'istituto di emissione. Sappiamo che verso la fine dello scorso anno la Banca ha subito un'importante trasformazione, con la rivalutazione delle quote possedute dai partecipanti al capitale (vedi qui).

Il capitale è passato da 300 milioni di lire a 7,5 miliardi di euro grazie all'impiego di riserve accumulate dalla Banca stessa ("L’aumento è stato operato con il trasferimento a capitale di parte delle riserve statutarie, senza incidere sul patrimonio complessivo della Banca e senza oneri per la finanza pubblica"- scrive il governatore).

Come influisce l'aumento del capitale sociale sulla distribuzione degli utili? Se lo sono chiesti in molti, compreso questo blog.

C'era la possibilità che gli utili destinati ai partecipanti salissero fino a un massimo di 450 milioni.
E così è stato. O forse no?

Il bilancio della Banca dice che dopo aver versato 1643 milioni di imposte (e dopo ammortamenti e accantonamenti) l'utile netto del 2013 è di 3035 milioni così distribuiti: altri 1896 milioni sono destinati allo Stato, 759 milioni finiscono nella riserve ordinaria e straordinaria e 380 milioni sono destinati ai partecipanti. In pratica poco più del 5% del nuovo capitale di 7,5 miliardi.

L'anno scorso la ripartizione degli utili per oltre 2,5 miliardi è stata differente, divisa tra lo Stato (1,5 miliardi) e le riserve, ordinaria e straordinaria (1 miliardo). La Banca poi ha prelevato 70 milioni dalle riserve per destinarle alla remunerazione dei partecipanti.

Nel 2013 le riserve sono scese a 759  (-241 milioni) ma gli utili ai partecipanti sono saliti a 380 milioni (-210). Il motivo dei cambiamenti la spiega il governatore. Con la riforma di fine 2013 i partecipanti perdono i loro diritti sulle riserve statutarie. E infatti gli utili non sono più prelevati dalle riserve ma direttamente dall'utile. Diminuisce perciò la parte di utile destinato alle riserve, e aumentano gli utili distribuiti direttamente.

In altre parole prima della riforma del 2013 i partecipanti potevano vantare diritti sulle riserve, diritti grazie ai quali hanno ottenuto la rivalutazione delle quote possedute. Dopo la riforma incassano utili ma non possono sperare nella rivalutazione delle quote, avendo perso i diritti sulle riserve.

Ovvero come scrive il governatore:
La riforma evita indebiti trasferimenti di ricchezza a vantaggio o a danno dei partecipanti. Nel precedente assetto, in aggiunta ai dividendi i partecipanti percepivano una somma proporzionale alle riserve statutarie della Banca, destinate ad aumentare indefinitamente nel tempo per l’automatico
reinvestimento dei loro frutti e l’accantonamento di parte degli utili annuali.
Nell’eliminare i diritti dei partecipanti sulle riserve statutarie, le nuove regole hanno sancito che spetta loro il solo dividendo a valere sull’utile netto, fino a un massimo del 6 per cento del capitale, quindi non oltre 450 milioni. Importi crescenti nel tempo senza limiti sono stati sostituiti da dividendi
inizialmente più alti ma soggetti a un limite massimo fisso.