26 novembre 2013

Questo stadio non s'ha da fare

Un piccolo contributo per far crescere l'economia potrebbe venire dallo sport.

Gli italiani fanno i conti con strutture sportive vecchie e inospitali. Gli stadi per il calcio sovente non sono altro che tribune su cui hanno montato seggiolini di plastica, il campo spesso è lontano, non ci sono servizi che invitino a frequentare lo stadio al di fuori delle poche ore in cui si gioca a pallone.

Sono pochissimi gli stadi "moderni" che dispongono di bar, ristoranti, musei, negozi. Tra i pochi c'è lo stadio della Juventus, che ha sostituito il vecchio Stadio delle Alpi. Se questo era spesso vuoto, il nuovo stadio fa quasi sempre il tutto esaurito, perchè coinvolge i tifosi che possono pranzare prima della partita o visitare il museo.

A fianco dello stadio sorge un centro commerciale con decine di negozi grazie ai quali la Juventus ha finanziato la costruzione dell'impianto sportivo, cedendo a gli spazi commerciali a Conad.

Un modello da replicare, deve aver pensato il governo, che ha inserito nella legge di stabilità una norma che dice più o meno così: chi progetta un impianto sportivo avrà un percorso burocratico privilegiato per accorciare i tempi tra la presentazione del progetto e la fine dei lavori di costruzione dello stadio (la Juventus ha impiegato 8 anni per costruire lo stadio, l'Udinese 9 anni), e gli diamo la possibilità di costruire altri immobili, utili per finanziare la struttura sportiva.

Apriti cielo. In molti si sono indignati per la futura possibile colata di cemento e il governo ha dovuto ritirare la norma, che certamente non farà parte della legge di stabilità, come ha spiegato Letta.

Risultato? Per adesso niente legge, niente stadi, nessun aumento degli spettatori e delle imposte che lo Stato incassa. Il mondo del calcio torna a aspettare i soldi pubblici per poter costruire impianti e iniziare a far crescere i ricavi. Soldi attesi da anni e mai stanziati...