Uno dei primi punti del programma di Grillo e di molti programmi politici, dice: aiutiamo le piccole e medie imprese.
Ottima idea. Ma come le si aiuta?
La maggior parte delle persone pensano immediatamente a un aiuto economico che richiama un elenco pressochè infinito di sgravi fiscali, incentivi di ogni genere, come incentivi per investire o per assumere i giovani o per fare ricerca, o per....
Anche questa è una buona idea. Peccato che le stesse forza politiche propongano di ridurre la spesa pubblica e che, oggettivamente, i soldi a disposizione sono pochi e le piccole e medie imprese sono tantissime.
L'intervento non può che passare attraverso altre strade. Qualche giorno fa Alessandro Penati, docente milanese che scrive su Repubblica, spiega che cosa sono davvero le piccole e medie imprese italiane: un insieme di aziende troppo piccole, troppo legate a una famiglia proprietaria, troppo poco trasparenti.
Dunque si dovrebbero aiutare le piccole e medie imprese a crescere attraverso fusioni e acquisizioni, a cercare di aprirsi ai capitali e alle capacità manageriali esterne, a slegarsi dai vincoli, sovente non sani, che le legano alla famiglia del fondatore.
E tutto ciò potrebbe accadere senza particolari costi per lo Stato, che anzi avrebbe tutto da guadagnare da un sistema di imprese più forte e adatto a competere sui mercati. Basterebbe garantire esenzioni fiscali in caso di fusioni o acquisizioni (e quindi cessioni) di imprese e coinvolgere le banche, oggi alle prese con imprese molto indebitate, che dovrebbero spingere alcuni imprenditori a cedere la propria imprese e altri a fondersi, negando a chi non ha le caratteristiche per continuare a operare sui mercati ulteriori crediti senza opportuni cambiamenti.