Christine Lagarde, direttrice del FMI, ha spiegato che l'economia mondiale si sta indebolendo. Mario Draghi, un'ora dopo aver abbassato i tassi, ha detto le stesse cose: l'economia europea non cresce, resta debole e, se non ci saranno sorprese, la ripresa inizierà verso la fine dell'anno e sarà graduale. Durante e dopo il suo discorso l'indice della borsa milanese è diminuito, arrivando a segnare un -3,5%, segno che gli investitori trovano nelle parole di Draghi la conferma che non c'è da stare allegri.
Quando un giornalista ha chiesto a Draghi di commentare il fatto che i soldi versati dalla BCE alle banche non si trasformano in finanziamenti, il governatore ha osservato che non ovunque le cose stanno così e che in alcuni paesi, come l'Italia, la domanda è debole e per questo si concede poco credito.
Un economista di buon senso che avesse ascoltato Draghi avrebbe pensato: finalmente qualcuno che comprende la situazione. Ma quali sono i provvedimenti presi dai governi per risolvere il problema di una domanda troppo bassa?
La sera stessa alle 2 di notte un altro Mario Monti spiegava ai giornalisti il provvedimento della spending review: tagli alle province e ai tribunali, ma soprattutto alla sanità e ai dipendenti pubblici, molti dei quali potrebbero finire in cassa integrazione per poi essere accompagnati alla pensione. I giornali di venerdì spiegavano che anche per i dipendenti pubblici sta per finire la certezza del posto "fisso" mentre la retribuzione diventa variabile.
Insomma da una parte Draghi spiega che il paziente ha bisogno di un ricostituente (la domanda è debole), dall'altra Monti propone una dieta ancora più povera. Riducendo le spese e togliendo certezze ai dipendenti pubblici, la domanda di sicuro non aumenterà. Probabilmente peggiorerà, allungando la recessione.
La domanda è debole, dice uno. Indeboliamola! risponde l'altro.
Vien quasi da chiedersi: Monti ascolterà i discorsi di Draghi? E Draghi non potrebbe dare qualche ripetizione all'esperto di economia monetaria della Bocconi?