21 marzo 2012

La riforma del mercato del lavoro


Da cosa si giudica un mercato del lavoro?

A mio parere, pur non essendo un esperto del settore, si giudica dai seguenti punti:

1. Se crea lavoro, ossia, quantitativamente, dal numero di disoccupati
2. Se i lavoratori sono tutelati
3. Se i lavoratori che perdono il lavoro riescono a ritrovarlo con facilità

Ora, questa riforma io non la comprendo proprio.

Non la comprendo perché non soddisfa nessuno e non capisco quali saranno gli effetti benefici nel lungo periodo.

Innanzitutto non capisco perché eliminare di fatto il limite dei 15 dipendenti. Quando nel 1970 fu redatto lo statuto dei lavoratori (Legge 300/1970) i legislatori, decisamente più garantisti del governo attuale, prevederono un limite all'applicazione dell'art. 18 nel numero di 15 dipendenti.

Perché questo? Perché giustamente considerarono che in un'azienda piccola, magari con 1 o 2 dipendenti potevano diventare MOLTO importanti i rapporti personali e servivano regole diverse che nelle imprese con 1000 dipendenti.
Detto in altre parole, se ho un dipendente che a un certo punto diventa antipatico e arrogante, lo devo poter mandare via senza troppe storie, perché ci lavoro giornalmente gomito a gomito e quindi la convivenza sarebbe impossibile.

Se pensarono così nel 1970, con il carico di garanzie di allora, perché pensare che oggi sarebbe diverso?

E come può un'impresa piccola sobbarcarsi un maggior costo del lavoro dovuto al finanziamento degli ammortizzatori sociali?

E come può un'impresa permettersi di pagare un indennizzo per un licenziamento per motivi disciplinari da 15 a 27 mensilità?

Certo, per un'impresa come la Fiat che può permettersi di tenere a casa dipendenti pagandoli lo stesso, sarà una vittoria: gli paga l'indennizzo e li caccia. Ma per un'impresa di 3 o 4 dipendenti è un disastro!
Pensate che per in caso di licenziamento per motivi economici (mi cala il lavoro), se il dipendente mi fa una vertenza sindacale e vince, io devo pagargli l'indennizzo! E come faccio se mi è calato il lavoro?
Allora chiudo! E qui c'è ancora un altro nodo oscuro: se chiudo come faccio a pagare l'indennizzo magari per 3 anni ai dipendenti finché non trovano lavoro?

Pensate se sono una ditta individuale con un paio di dipendenti e voglio chiudere perché non ho più lavoro, che faccio? Vendo casa per pagargli la disoccupazione?

Ricordiamoci che qui in Italia le aziende non nascono grandi, ma ci diventano. Ma se gli impediamo nella culla di crescere finiremo con l'avere poche aziende grandi e moltissimi lavoratori autonomi.

Infine non si è considerato l'impatto del lavoro nero. Già oggi abbiamo numeri impressionanti di lavoratori in mobilità o in cassa integrazione che lavorano in nero e prendono il sussidio. Immaginate poi se un lavoratore a cui un'impresa paga l'indennizzo viene beccato dal vecchio datore di lavoro a lavorare da un'altra parte. Si finirà con una serie di cause infinite e costi legali (inutili).

Quindi per rispondere ai punti che ponevo all'inizio, il mio giudizio non è positivo:

1. Non credo che creerà lavoro, anzi, molti decideranno nel dubbio di non assumere il primo dipendente
2. Diminuisce le tutele dei lavoratori nelle grandi aziende
3. Non permette un ricollocamento dei lavoratori in tempi rapidi