20 anni fa iniziava tangentopoli. Ricordo l'arresto di Chiesa e le rassicurazioni di Craxi che lo considerava un mariuolo.Quando lessi sul giornale chi era Chiesa pensai è: magari parlasse... finirebbe la tua arroganza.
Chiesa parlò, ma prima i magistrati convinsero l'ex moglie, che non riceveva l'assegno di mantenimento per lei e il figlio, a raccontare cosa sapeva sull'ex marito tirchio. Quando i magistrati iniziarono a sequestrargli i beni, dopo aver chiesto a tutti i notai del milanese di indicare tutto ciò che sapevano su presidente del Pio Albergo Triulzio, Chiesa crollò, sperando di salvare parte del suo patrimonio occulto.
A incastrare Chiesa era stato Antonio Di Pietro, un tipo strano, con un passato da emigrante in Germania prima e da poliziotto poi. Un simbolo, il magistrato figlio di contadini che scardina una elite, dell'Italia in cui l'ascensore sociale funziona(va).
Ragioni economiche, dunque, alla base della valanga che ha travolto la classe politica di allora. Ma anche all'origine delle reazioni. C'è stato chi ha difeso l'esistente, raccontando la frottola secondo cui DC e PSI sono state distrutte dai magistrati e non, come invece accadde, perchè erano finiti i soldi (delle tangenti) e chi s'è illuso che l'Italia senza corruzione sarebbe diventata il paese del bengodi.
Me ne resi conto durante un viaggio in treno, quando assistetti a una surreale discussione di persone convinte che senza tangenti non si sarebbero più pagate imposte. Solo una parte degli italiani era davvero disposta a fare i conti con la realtà. La maggior parte continuava a illudersi e restò delusa perchè Tangentopoli non portava i risultati sperati.
Illusioni e delusioni su cui ha fatto leva Berlusconi, in difesa del passato ma soprattutto dei suoi interessi personali di tipo giudiziario ed economico. Gli illusi da Tangentopoli volevano "meno tasse per tutti" e lui gli è corso incontro.
Ma forse la vera lezione di tangentopoli è un'altra: non si può sperare che un colpo di spugna una tantum elimini per sempre lo sporco. Occorre un lavoro costante e continuo. Un paese migliore si può costruire giorno per giorno, proprio come fa un'impresa che ogni giorno crea, inventa e modifica quel che ha fatto il giorno prima. Questo ci insegna l'economia e anche Tangentopoli.