14 luglio 2011

La scoperta della crisi


Se volete capire perché i problemi economici non si risolvono mai e perchè qualcuno propone di affrontarli seguendo strade improbabili (come fanno i signoraggisti) leggete questo articolo di Mario Monti, pubblicato sul Corriere e sul Financial Times.

Monti esordisce spiegando che la crisi dell'Eurozona "a lungo esorcizzata" ha bussato "con una certa brutalità anche alle porte dell'Italia". L'Italia ha saputo mantenere i conti pubblici sotto controllo, a differenza della Grecia, non ha risentito di un crollo dell'economia come quello spagnolo e non ha dovuto salvare le banche.

Ciò nonostante, prosegue Monti, la speculazione se l'è presa con il nostro paese perché la politica tende a rinviare i problemi (anche se l'attacco della speculazione ha poi spinto governo e opposizione, sotto la regia di Giorgio Napolitano, a elaborare una risposta rapida) e perché l'economia è ferma, non cresce.

Dunque la sfida è far crescere l'economia italiana ovvero "aumentare la produttività complessiva dei fattori produttivi, la competitività e la crescita; e ridurre le disuguaglianze sociali". La ricetta è una spinta alla concorrenza, ostacolata dalle corporazioni, col sostegno della politica, e da una serie di regole deboli che non consentono alle autorità che regolano certi mercati di alzarne la concorrenzialità.

Letto l'articolo mi sono detto: vuoi vedere che mi tocca infilare Mario Monti nell'elenco degli asini economici?

Ci sono almeno tre punti debolissimi nell'articolo pubblicato su FT e Corriere.
Il primo è la tardiva scoperta della crisi. Monti pare accorgersi solo oggi della crisi, come se non ci fossero mai stati il calo di oltre il 5% del PIL nel 2009 e la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Forse nelle ovattate stanze della Bocconi e della commissione europea si vede la crisi solo quando minaccia l'euro e non quando colpisce le imprese dove gli operai si sporcano le mani lavorando alla catena di montaggio?

Il secondo è l'idea che l'attuale governo di destra possa rimodulare la politica economica riducendo le disuguaglianze sociali. La destra di solito non desidera ridurre le disuguaglianze e l'attuale governo ha dato prova in numerose occasioni di schierarsi preferibilmente a fianco dei ricchi e di non voler ridurre le disuguaglianze.

La terza è l'idea che una maggiore crescita sia possibile incrementando la concorrenza. Certo, un pò aiuterebbe l'economia a crescita, ma sarebbe un incremento una tantum, capace di far salire il PIL di 1-2 punti percentuali ma non di risolvere i problemi strutturali dell'economia italiana.

Se la ricetta per far crescere l'economia italiana sono le liberalizzazioni proposte da Monti, si comprende perchè i problemi economici restino irrisolti e anche perchè qualcuno si inventa le frottole del signoraggio: un'illusione è meglio di niente.