Un economista spiegherebbe che l'effetto sarebbe una moneta inflazionata e svalutata. Ma per Barnard l'economia ne trarrebbe solo benefici. Infatti nel 1946 l'economia USA è cresciuta del 25% in presenza di un aumento considerevole della quantità di moneta.
Quindi, suggerisce Barnard, la Grecia faccia lo stesso, con una propria moneta.
Barnard però anzitutto ignora le ragioni della crescita del PIL americano nel 1946.
Nel 1946 la guerra era appena finita. Le guerre di solito provocano forti cali della produzione in alcuni settori economici. Milioni di persone finiscono nell'esercito, i consumi diminuiscono, specie quelli meno necessari, e si usano le poche risorse disponibili (poche perchè la guerra ostacola i commerci e quindi le importazioni di materie prime, ma riduce anche la forza lavoro) per alimentare la macchina militare. Le aziende riducono le produzioni di beni che non sarebbero acquistati, crollano le esportazioni, il futuro è incerto e questo deprime i consumi e gli investimenti.
Quando la guerra finisce, la situazione si ribalta. L'economia riprende a funzionare in un clima di crescente ottimismo, milioni di persone tornano a lavorare e a consumare. I governi aiutano le imprese a riconvertire gli impianti e riprendono le esportazioni che, negli USA, erano trainate dalla domanda di un'Europa a pezzi.
Spesso però la corsa dell'economia nel periodo post-bellico serve solo a recuperare il calo precedente.
In Italia, quando si parla di PIL, è difficile che un economista parli del periodo 1946-1950: in cinque anni si sono raggiunti livelli di ricchezza e reddito simili a quelli del 1939, ultimo anno prima della guerra. Lo sforzo fatto per crescere è servito solo a tornare indietro ai livelli di 11 anni prima. Per questo motivo i dati della seconda metà degli anni '40 non sono molto significativi e ancora di meno lo è il singolo dato di un solo anno.
La ripresa post-bellica spiega quindi l'aumento sia del prodotto (PIL) sia della domanda e dell'offerta di moneta.
In Grecia nel 2010 le condizioni economiche sono assai differenti e quindi la proposta di Barnard non ha molto senso: non c'è un paese da ricostruire e un'economia, fermata da una guerra, da rimettere in moto.
Poi non ha senso perchè il dollaro e la moneta greca non sono la stessa cosa. Il dollaro nel 1946 era accumulato dalle banche centrali che volevano costituire riserve in valuta. La moneta greca non gode delle stesse attenzioni.
Così mentre gli USA potevano emettere dollari in grandi quantità certi che non si sarebbero svalutati, perchè era forte la richiesta di dollari, i greci avrebbero la certezza che una loro moneta emessa in quantità si svaluterebbe e provocherebbe una forte inflazione (in proposito di veda il precedente post su un ipotetico abbandono dell'euro).
La crisi, dunque, la pagherebbero i greci sotto forma di forte inflazione e di una moneta svalutata, e non ci sarebbe alcuna crescita rapida a salvare capra e cavoli.