La Corte Costituzionale ha bocciato un articolo della riforma Fornero che bloccava la rivalutazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo.
L'obiettivo della norma era ridurre nell'immediato la spesa pensionistica. Una manciata di miliardi in meno di spesa negli anni 2012 e 2013 per dare quella sistemata ai conti pubblici che nel 2011 il governo Berlusconi ha rimandato facendo salire lo spread e poi il governo Monti ha realizzato sotto il ricatto dei partner europei.
Nel frattempo sono successe alcune cose importanti. Gli interventi del governo Monti hanno però depresso l'economia, provocando del PIL un calo di quasi il 5% in tre anni (2012-14), almeno un milione disoccupati e danni irreversibili a diversi settori industriali.
Lo spread è però sceso non perchè l'Italia sia diventata virtuosa (si veda in proposito questo: http://www.econoliberal.it/2013/12/se-mario-monti-non-avesse-fatto-nulla.html ) ma perchè la BCE di Draghi ha copiato la FED intervenendo pesantemente.
La sentenza della Corte Costituzionale impone una riflessione giuridica perchè è grave fare leggi incostituzionali e questo mina la credibilità del legislatore (e non a caso la Fornero ha subito precisato che la scelta non fu solo sua ma di tutto il governo), ma anche una riflessione economica: bloccare stipendi pubblici e pensioni ha contribuito a far diminuire il PIL e servirebbe cambiare rotta.
Intanto c'è l'occasione di veder eche effetto fa riprendere l'indicizzazione all'inflazione delle pensioni. Perchè è questo l'effetto della sentenza della Corte: un aumento delle pensioni, anche se non tutte.
Una decisione che può contribuire a far salire i consumi e quindi può avere un impatto positivo sull'economia, direttamente perchè i soldi si spenderanno o almeno si spera, e indirettamente, perchè potrà convincere anche i più riottosi che l'austerity è controproducente ed è necessario andare nella direzione opposta.