17 giugno 2014

Le opere necessarie (o forse no?)

Ennesimo criticabilissimo articolo del duo Alesina e Giavazzi sul Corriere, il 5 giugno. La tesi è più o meno sempre la stessa: diminuiamo la spesa pubblica, mettiamo più soldi nelle tasche dei cittadini, anche aumentando il deficit, perchè la spesa pubblica significa corruzione.

I due opinionisti del Corriere, fa notare Gustavo Piga, commettono qualche errore, citando dati in libertà (vedi qui) e come al solito dimostrano qualche lacuna teorica nonchè la tendenza a cercare dati che confermino le loro teorie.

Ma quello che mi ha colpito di più è la considerazione che servono "opere davvero produttive". Piga si chiede cosa siano e si risponde ricordando le necessità urgenti dell'Italia, come la manutenzione delle scuole, le opere per la difesa del suolo, interventi per salvare le tante Pompei.

Sabato scorso, di fronte al rischio di forti temporali in Piemonte con conseguenti danni ambientali, La Stampa ha intervistato uno studioso del CNR che ha spiegato in buona sostanza che le opere ambientali come lavori sull'alveo dei fiumi, servono più a soddisfare interessi economici che a diminuire il rischio di alluvioni, frane, ecc.

Opinione simile a quella, ad esempio, di Marco Travaglio, secondo il quale le grandi opere necessarie sono già state fatte e quelle in corso d'opera sono state pensate per ottenere tangenti.

E' uno scenario poco incoraggiante quello che ho provato a descrivere. Viviamo in un paese in cui sappiamo che servono gli investimenti pubblici per rilanciare l'economia ma molti non li vogliono, sostenendo che servirebbero solo a creare occasioni per distribuire tangenti, mentre chi sostiene la necessità di investire non ha bene idea sul da farsi e si domanda quali siano le opere necessarie (sempre che lo siano).