23 novembre 2012
Il Redditest
E' stato recentemente emanato il redditest, il software dell'agenzia delle entrate che permette di stimare se il proprio reddito è coerente con il proprio tenore di vita.
Nonostante le rassicurazioni del sommo capo dell'Agenzia delle Entrate, Befera, in realtà sono già iniziate le grandi manovre in tutti gli studi commerciali per cercare di capire quale sarà l'impatto sui contribuenti.
Questo perché, purtroppo, nonostante tutte le rassicurazioni, la periferia dell'Agenzia delle Entrate è quanto mai lontana dalla testa e i criteri di ragionamento sono ben diversi da quelli annunciati, come al solito. E per ricredersi basta vedere la storia degli studi di settore.
Il test consiste sostanzialmente nell'inserire il proprio reddito lordo e poi tutte le spese effettuate, le proprietà, come la casa e la macchina. Se le spese risultano congrue con il reddito dichiarato, allora il semaforo è verde, altrimenti, se lo scostamento è oltre il 20%, l'algoritmo segnala l'incongruenza.
Va in via preliminare affermato che questo non è lo strumento che userà l'agenzia delle entrate, in quanto l'agenzia delle entrate potrà avvalersi poi anche degli estratti conto bancari e dei dati delle carte di credito.
Ma in buona sostanza quello che si vuole affermare è che se hai un reddito netto di 20.000 € l'anno non puoi spenderne 30.000.
Il vero problema e l'incognita è l'applicazione dello strumento.
Premesso che nessuno dovrebbe evadere, né lavorare in nero, le cose cambiano di molto a secondo di come uso gli strumenti.
Un uso buono è pizzicare chi non dichiara nulla e spende 200.000 € l'anno, ha intestate case (con affitti in nero), barche e spende e spande senza ritegno.
Ma questi saranno casi marginali, cioè quei 1 o 2 casi all'anno che finiscono sui giornali e che servono per fare pubblicità.
Ma tutti temiamo poi che la realtà sarà ben diversa. Se ho perso il lavoro e ho mutuo da pagare e famiglia da mantenere e ho trovato lavoro solo in nero, sia io che mia moglie, risulterà che ho speso pur avendo reddito zero. E allora mi arriverà l'accertamento.
Questo è un uso sbagliato e perverso dello strumento perché l'alternativa sarebbe socialmente disastrosa, almeno dal mio punto di vista. Se non trovo lavoro, cosa dovrei fare? Andare a vivere sotto un ponte? Chiedere la carita? E come mangio?
E purtroppo questi saranno i casi normali, così come tutti i casi in cui genitori o parenti aiutano i figli con le pensioni. Ma secondo voi tutti i genitori che fanno la spesa o pagano le bollette ai figli magari in cassa integrazione, hanno fatto scritture private o bonifici sui conti correnti per dargli 500 € al mese?
E purtroppo quello che sento dirmi dai contribuenti, esattamente come nei casi degli studi di settore è la fatidica frase: "se mi chiamano, glielo dirò, che mi hanno aiutato, che non ho guadagnato, che ero povero, che c'erano le cavallette, l'uragano, il terremoto, il vulcano..."
E invece io devo sempre rispondere che se ti chiamano di quello che gli dici, non gliene importa niente, che contano solo le carte. Se ti hanno aiutato e non c'è scritto niente di documentato, non ti puoi difendere, anche se è previsto che il contribuente vada sentito, perché poi alla periferia arrivano le liste di contribuenti da controllare e quelle pratiche vanno evase entro certi tempi e entro l'anno va accertato un certo imponibile. Il resto sono tutte chiacchiere: il funzionario vi dirà che lui ha delle direttive da osservare e che se non ci sta bene fate ricorso in commissione tributaria.
Purtroppo io temo che tutto questo non farà che aggravare la crisi dei consumi: dopo il terrorismo psicologico che è stato fatti tutti hanno il terrore di spendere, nessuno dà i propri documenti per gli acquisti oltre i 3.600 € (magari compra direttamente in nero oppure si trasferisce nei centri commerciali oltre confine), e intanto i fallimenti galoppano e le imprese chiudono.