26 aprile 2011

Il mercato della prostituzione



In Spagna l'esercizio della prostituzione è considerato giuridicamente un'attività "alegal", termine che non conosco in italiano, ma che secondo il dizionario della Real Academia Española significa semplicemente “ne’ regolato ne’ proibito” 1 .
Il Codice Penale spagnolo infatti si limita a vietarne e sanzionarne lo sfruttamento, il lucro per conto di terzi “anche qualora ci fosse consenso”, e qualsiasi tipo di induzione, favoreggiamento, relazione ecc ecc, nel caso di minori, (insomma sembrerebbe quasi che in teoria il cliente dovrebbe sempre farsi mostrare la carta d’identità!…), o incapaci psichici2.

Questa situazione di "alegalità"permette alla Spagna di tenere aperti tranquillalmente almeno 945 “locales de alterne” (bordelli), con  un fatturato, (globale; in tutto il Paese), di circa 27 milioni di euro alla settimana.3
Si tratta forse dell’unico settore dell’economia spagnola ad aver resistito alla crisi.

Investire nel business del mestiere più antico del mondo in Spagna è possibile nonostante la mancata regolarizzazione, senza venire accusati di sfruttamento. In questo modo:

l'imprenditore mette a disposizione un locale con camere da letto, materiale erotico vario, servizio di sicurezza, bar ecc e la prostituta paga un affitto settimanale per usufruire della stanza.

La prostituzione quindi la esercitano in proprio, (almeno ufficialmente...Visto che gli agenti della Guardia Civil, i carabinieri spagnoli, si trovano ad arrestare continuamente mafie che gestiscono tale mercato e che alle associazioni che promuovono il reiserimento nella società delle prostitute risulta che in  realtà il 90% siano obbligate...).3

In Italia comunque tale investimento è impossibile a causa  della legge Merlin del 19584,  tuttora in vigore, che proibisce non solo lo sfruttamento ed il lucro, ma anche la presenza di strutture aperte al pubblico in cui si esercita la prostituzione.
Infatti l'art.3 della suddetta legge afferma: "E' punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da lire 500.000 a lire 20.000.000,  [... ] :2) chiunque avendo la proprietà o l'amministrazione di una casa od altro locale, li conceda in locazione a scopo di esercizio di una casa di prostituzione;
3) chiunque, essendo proprietario,
[...] qualunque locale aperto al pubblico od utilizzato dal pubblico, vi tollera abitualmente la presenza di una o più persone che, all'interno del locale stesso, si danno alla prostituzione".
E' interessante secondo me confrontare come i due sistemi incidano economicamente nel business della prostituzione, (vista anche la diffusa idea che tale attività andrebbe regolarizzata perchè si tratterebbe di un fenomeno che si produce lo stesso, legale o meno).

Nel  caso italiano le stime sul giro d'affari parlano di circa 90 milioni di euro al mese.5
Sono sicuramemente tanti, ma rapprensentano comunque un guadagno minore rispetto alla Spagna, dove in totale risultano essere 18000milioni di euro all'anno contando solo i soldi per la contrattazione di prestazioni sessuali6.

Dati che personalmente mi lasciano supporre che la maggiore tolleranza del Paese campione del mondo incrementi il business della prostituzione, (considerando anche il fatto che gli italiani sono molti di più degli spagnoli). 
Se allora siamo d'accordo che lucrare su donne obbligate dalla fame, dalla droga o dalle mafie a vendere il proprio corpo sia sbagliato, e se, come pare a guardare i dati, aumentando l'offerta di prostituzione, (perché in fondo i bordelli fanno questo), se ne incentiva la diffusione, la regolamentazione non risulta la strada giusta.

Secondo me il sistema migliore, (di nuovo), è quello svedese: punire il cliente.7 
Contrastando così le mafie ed evitando allo stesso tempo di colpire le donne spesso costrette a tale situazione.
Gli svedesi sanno bene che intervenire sulla domanda funziona meglio che intervenire sull'offerta, ne sono esperti. E funziona anche con i mercati criminali.

Confidando nel fatto che, (come afferma l'ispettore di polizia svedese nel suddetto articolo di La Repubblica7), la polizia abbia i mezzi e la capacità di reprimere anche gran parte di giornali, riviste e siti internet che contengono annunci di prostituzione.


Il problema però è:
potrebbe mai il Paese della "movida", messo in ginocchio dalla crisi, rinunciare ad un mercato di tali dimensioni?


 2http://www.colectivohetaira.org/web/legislacion/154-articulado-del-codigo-penal-espanol-en-relacion-a-la-prostitucion.html
4http://isd.olografix.org/faq/l75_58.htm