19 maggio 2011

Dominique Strauss Kahn

Arrestato per reati di natura sessuale, Dominique Strauss Kahn (DSK), economista e esponente del partito socialista francese, ha deciso di dimettersi dalla presidenza del Fondo Monetario Internazionale.

Una scelta obbligata visto che, nella migliore delle ipotesi, DSK non potrà svolgere il suo lavoro per molto tempo ed ormai è nota la sua passione forse esagerata per le donne.

I mass media hanno spiegato che DSK si sarebbe candidato nel 2012 alla presidenza della Repubblica francese e che aveva buone probabilità di battere Sarkozy. L'arresto mette fine alla carriera politica di DSK e rappresenta un vantaggio per Sarkozy. Ma non c'è in ballo solo un'eventuale candidatura all'Eliseo.

Dieci giorni fa Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia nel 2001, in un articolo pubblicato da Affari & Finanza spiega a cosa lavorava DSK.

Da sempre critico verso il FMI e la Banca Mondiale che costringono gli stati a scelte economiche disastrose in nome del rispetto delle idee liberiste, tanto che chi non segue le indicazioni del FMI ottiene risultati economici migliori, Stiglitz osserva che la crisi pare aver incrinato le certezze del pensiero liberista e che DSK s'è fatto interprete delle critiche e della necessità di cambiare qualcosa nel modo di concepire le ricette economiche.

I punti su cui ha insistito sono tre.

Primo: il lavoro precario e flessibile non aiuta le economie, agisce anzi nella direzione opposta.
Me n'ero occupato due mesi fa (vedi questo post): la libertà di licenziare non comporta meno disoccupazione. Invece, come scrive Stiglitz "la crisi ha messo alla prova alcuni assiomi che imputano la responsabilità della disoccupazione alla rigidità del mercato del lavoro".

Secondo: anche i governi più liberali si stanno convincendo che si devono regolamentare i mercati finanziari e porre un qualche limite ai movimenti di capitali.
Se ciò avvenisse assisteremmo a un cambio radicale, che metterebbe in pericolo le teorie dominanti e gli interessi del settore bancario e finanziario.

Terzo: si evidenzia "il legame che il FMI ha prospettato tra ineguaglianza e instabilità". Le diseguaglianze sono causa di molti problemi, ma una parte consistente del mondo politico ed economico preferisce non vederli.
Se i politici (e gli economisti) prendessero atto di queste banali verità e agissero di conseguenza, molti interessi sarebbero minacciati in nome di un'economia meno instabile.

Una maggiore sicurezza contro il rischio del ripetersi di un crollo come quello del 2008 si otterrebbe limitando la libertà di azione delle banche, dei mercati finanziari, delle grandi imprese che licenziano un lavoratore quando desiderano, forti di teorie economiche sbagliate, e dei capitalisti che si spostano ogni giorno con fini speculativi.

Enormi interessi, forse ostili a DSK e alle sue idee.

Se fossimo complottisti diremmo che l'hanno incastrato. Ma non lo siamo. E così ci limitiamo a notare che la caduta di DSK può far comodo a chi non vuol cambiare un mondo spregiudiato pieno di interessi difesi dalle teorie liberiste.

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