Quanto costano allo stato gli incentivi auto?
Può sembrare sorprendente ma non costano nulla, anzi ci guadagna. Facciamo qualche conto.
Marchionne ha spiegato che senza incentivi si venderanno 350.000 auto in meno.
Supponiamo che per ogni auto venduta lo stato incassi di imposte varie almeno 2000 euro. Moltiplichiamo questa cifra per 350.000 auto: rinunciare agli incentivi vuol dire rinunciare a 700 milioni di imposte varie, cioè il 70% del miliardo che lo stato ha speso in incentivi nel 2009.
Poi ci sono altri costi e mancati introiti per lo stato. Il gruppo Fiat vende 1/3 delle auto immatricolate in Italia. Niente incentivi, quindi 100.000 auto in meno per Fiat. Se la metà, 50.000, sono prodotte in Italia, vuol dire che la produzione italiana diminuisce di circa 1/12, visto che Fiat di solito produce in Italia 600.000 auto.
In pratica un mese in meno di produzione e un mese in più di cassa integrazione per i 30.000 operai Fiat più altri 100.000 (almeno) dell'indotto. Con quali conseguenze? Supponiamo che ogni operaio paghi tra contributi e imposte almeno 700 euro e che, in cassa integrazione, riceva altrettanto, 700 euro.
Quindi passando dalla catena di montaggio alla fabbrica paga 700 euro in meno e riceve 700 euro per non lavorare. 1400 euro a spese di INPS e stato, tra maggiori costi e minori entrate. Per 130.000 persone in cassa per 1 mese, significa quasi 200 milioni.
Che si aggiungono ai 700 milioni calcolati prima. Siamo arrivati 900 milioni, 100 in meno del miliardo speso dallo stato in incentivi.
Poi ci sono altri costi e altri mancati introiti. Gli operai in cassa integrazione spendono di meno e di conseguenza anche il panettiere o il supermercato ne risentono. A loro volta pagano meno imposte, spendono di meno e licenziano il commesso o mettono in cassa integrazione.
Se calcoliamo 500 euro di minori entrate per un cassintegrato, abbiamo un minor reddito di 65 milioni, che vanno moltiplicati almeno per 4 per considerare gli effetti della minor spesa non solo dell'operaio ma anche del supermercato, del panettiene o del verduriere, che a loro volta spendono meno.
65 milioni per 4 significa 340 milioni di minore spesa, con un minore introito per lo stato, realisticamente, di un altro centinaio di milioni.
Abbiamo quindi raggiunto il miliardo. Esattamente la cifra spesa dal governo nel 2009.
Ma ci sono altri costi da considerare, come i costi a carico delle amministrazioni locali che aiutano l'operaio che non ce la fa a pagare l'affitto o la mensa del figlio...
Poi ci sono gli effetti del minore introito a carico degli importatori di auto straniere, che hanno assorbito almeno 2/3 degli incentivi. Le concessionarie lavoreranno molto meno, licenzieranno, metteranno in cassa integrazione i dipendenti, taglieranno i costi.
Il calcolo degli effetti per INPS e stato potrebbe ripartire, ma qui ci fermiano perchè da questi dati è chiaro che gli incentivi fanno incassare allo stato molto più di quanto spende.
Ma allora, viene da chiedersi, perchè si rinuncia agli incentivi, se mettere in cassa integrazione o licenziare personale costa più di quanto si incassa?
Si possono fare diverse ipotesi. Una è che il governo li sposti su altri settori: macchine movimento terra o camion o veicoli industriali. Settori molto più in difficoltà dell'auto.
Un'altra è che Fiat si senta forte e approfitti della situazione per colpire la concorrenza, in Italia. Se una concessionaria Opel o Toyota chiude i battenti, la Fiat la può comprare per pochi soldi o trae vantaggio solo dal fatto che chiuda.
Un'altra ancora è che si usi la crisi per riorganizzare, ristrutturare, liberarsi di ciò che non rende. Con la complicità del governo che considera impopolari gli incentivi.