Parole imcredibili quelli di Jens Weidmann, il presidente della BCE, ovvero il rappresentante della Germania in seno alla banca centrlae europea.
Il conservatore Weidmann spiega che è sbagliato comprare titoli di stato perchè ciò stimolerebbe l'indebitamento degli stati.
Tesi difficile da condividere e non solo perchè il debito aumenta, sì, ma nei limiti stabiliti (il famoso vincolo del rapporto deficit/PIL impone un limite all'indebitamento annuo e quindi alla crescita del debito pubblico).
Ci sono anche altre ragioni. Acquistare titoli del debito significa far scendere i tassi e quindi la spesa (pubblica) per interessi. E il debito, è bene ricordarlo, è sostenibile fino a quando alle aste si presenta qualcuno a comprare i titoli di stato emessi.
Se i tassi di interessi fossero alti la spesa pubblica sarebbe alta e i dubbi di sostenibilità del debito spingerebbero molti potenziali acquirenti dei titoli pubblici a disertare le aste, anche solo per prudenza, per evitare di sottoscrivere titoli troppo rischiosi (rischio e rendimento di solito sono legati).
La tesi di Weidmann sono poco condivisibili anche da un punto di vista teorico, come spiega questo articolo.
Il presidente della BCE ha in mente un irrealistico modello concorrenziale nel quale quando cambia qualcosa per effetto di una decisione politica, si innescano una serie di reazioni che tenderebbero a annullare o a ridurre fortemente l'effetto positivo sull'economia. Ragion per cui sarebbe inutile o magari anche controproducente cercare di influenzare un'economia che funziona bene solo quando è libera da decisioni politiche.
L'economia in realtà non funziona così e gli acquisti di titoli pubblici, come spiega l'autore dell'articolo, possono influenzare positivamente l'economia, checchè ne pensino i conservatori tedeschi.