La presidente della BCE Christine Lagarde dice che per una variazione verso l'alto dei tassi se ne parla non prima del 2023, forse. Eppure l'inflazione sale, cosa che irrita soprattutto i banchieri centrali tedeschi, da sempre spaventati dall'inflazione.
Come si spiega? Chi ha ragione?
La pandemia ha causato un improvviso e imprevisto crollo economico, che ha spinto molte imprese a chiudere alcuni impianti produttivi, a volte a causa del fallimento dell'attività, altre volte come disperato tentativo di tagliare i costi adeguandoli ai ricavi, crollati senza preavviso.
La ripresa nel 2021, grazie ai vaccini, alle riaperture e ai programmi di sostegno dell'economia nei paesi più ricchi, è robusta. Il PIL italiano, ad esempio, salirà a fine 2021 di oltre il 6%.
Quindi la domanda aumenta e non di poco mentre l'offerta è stata ridimensionata e non è facile farla risalire in tempi brevi. Quando la domanda di un bene sale, chi produce quel bene aumenta il prezzo. Cerca di guadagnare di più, o semplicemente vede i suoi fattori produttivi crescere di prezzo oppure ancora aumenta il prezzo per cercare di recuperare le perdite dovute alla pandemia.
E' una domanda da "ritorno alla (quasi) normalità" e non dovuta alle scelte della BCE e delle altre banche centrali a provocare l'aumento dei prezzi. Per questo Christine Lagarde non pensa che i tassi aumenteranno almeno fino al 2023 (e probabilmente anche dopo).
Inoltre le incertezze legate alla pandemia restano attuali, cosa che suggerisce alla BCE prudenza su un eventuale aumento dei tassi.