24 giugno 2016

Brexit, l'ultima vittoria della Thatcher

I britannici hanno fatto la loro scelta, uscire dall'UE, e i mercati hanno reagito come previsto: giù la sterlina e le borse.

Il voto favorevole all'uscita è arrivato soprattutto da persone con più di 50 anni e in particolare da chi ha più di 65 anni e da chi vive in Inghilterra ma non a Londra. I giovani e i londinesi hanno invece votato per restare nell'UE.

A me pare che questa sia l'ultima vittoria di Margaret Thatcher, della sua visione di una Gran Bretagna diversa dal resto d'Europa, fatta di individui pronti a agire sulla base solo di interessi individuali e di una economia britannica che sotto il suo governo ha liquidato anche brutalmente i vecchi mestieri industriali creando non poche difficoltà a chi vive lontano da Londra e ampliando le disuguaglianze non solo tra classi sociali ma anche tra territori.

Oggi la Gran Bretagna che ha subito la radicale trasformazione thatcheriana vede negli immigrati un pericolo e decide di chiudersi in se stessa, mentre i giovani che non hanno conosciuto la Lady di Ferro e i londinesi diventati più ricchi grazie alla finanza, ai servizi, all'apertura di Londra ai capitali del resto del mondo hanno votato Remain per paura di un futuro meno roseo.

L'eredità (negativa) della signora Thatcher non si ferma qui. L'occasione per un voto clamoroso l'ha fornita un altro conservatore, David Cameron, e l'ha fatto per banali ragioni politiche interne al suo partito. Il referendum doveva essere uno strumento di lotta politica interna al Partito Conservatore. Il voto avrebbe dovuto affossare i suoi avversari anti europeisti.

Uno scenario che ricorda un altro politico conservatore europeo, Angela Merkel, che, per ottenere qualche voto in più in una elezione regionale, ha rinviato il salvataggio della Grecia, facendo preò precipitare la crisi ellenica.