Per questo motivo è meglio essere prudenti ed indicare il trend: meglio dire che l'economia andrà un pò meglio (o un pò peggio). Se invece si vogliono fare previsioni più precise, è meglio precisare le ipotesi sottostanti: se cambiano anche la previsione salta e si evitano le brutte figure.
Lo sa bene un economista come Romano Prodi che un anno fa prevedeva una crescita dello 0,5% per il PIL del 2015, specificando che i risultati dipendevano a suo avviso dal prezzo del petrolio, dall'andamento dell'export verso la Russia e da altri fattori.
Di tutt'altro avviso era invece, un anno fa, il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo. Che nel discorso di fine anno manifestò ironicamente il suo pessimismo: " Guardate che il 2014 ce lo ricorderemo, forse sarà leggermente meglio del 2015! Ho un sottile ottimismo".
Per fortuna l'economia non è peggiorata e il 2015 si chiuderà con un aumento del PIL probabilmente dello 0,7-0,8%, il calo della disoccupazione e conti pubblici in ordine.
Dato, quello dei conti pubblici, che deluderà chi prevedeva il mancato rispetto del rapporto deficit/PIL, con conseguente necessità di ulteriori imposte o tagli alla spesa. E' il caso di Alberto Bagnai che un anno fa prevedeva lo sforamento del rapporto deficit/PIL e criticava le scelte di un governo che a suo dire non alimentava la domanda. Previsione che si scontra con l'ultimo bollettino €-coin della Banca d'Italia che invece sottolinea come il miglioramento dell'economia dipenda dai consumi oltre che da cambiamenti nel mercato del lavoro e dal recupero dell'attività industriale.