Che cosa sta succedendo?
Partiamo dal PIL. Lo scenario è negativo per tre motivi: la domanda interna è debole, l'economia europea sta rallentando con conseguente calo della domanda estera e perchè l'economia del sud sta mostrando i suoi limiti strutturali. Al centro-nord invece il PIL sale, anche se di poco perchè influenzato dalla domanda estera, che in questo momento rallenta.
Gli 80 euro distribuiti dal governo a partire da fine maggio hanno alimentato la domanda interna ma l'effetto è debole sia perchè la somma complessivamente data agli italiani è modesta sia perchè solo una parte dei soldi viene spesa.
Facciamo qualche conto: con gli "80 euro" il governo ha dato a milioni di italiani circa 10 miliardi. Se fossero spesi per intero, il PIL (pari a oltre 1500 miliardi) salirebbe dello 0,6%. Ma non sono spesi per intero per cui si può immaginare un beneficio inferiore allo 0,5% del PIL. Confcommercio ieri ha spiegato che a giugno, per effetto degli 80 euro la crescita tendenziale dei consumi è dello 0,4%. Dato che conferma che gli 80 euro funzionano.
Ma una crescita dei consumi dello 0,4% delude i commercianti, reduci da anni di consumi in calo. Vorrebbero uno shock, possibile solo se gli euro offerti agli italiani fossero molti di più e fossero estesi a pensionati, lavoratori dipendenti e altri.
Come si può estendere la platea dei beneficiari degli 80 euro e magari farli diventare 100 o più?
Con la spending review oppure aumentando il deficit.
Sulla spending review ci sono non solo i mal di pancia di Cottarelli che vorrebbe -chissà perchè, forse pensa di essere il ministro dell'economia?- usare i soldi per ridurre le imposte sul lavoro, ovvero per stimolare non la domanda ma l'offerta, ma anche gli impegni del governo, che sta usando i soldi della spending review per coprire le esigenze di bilancio.
L'altra strada sarebbe un aumento del deficit, che consetisse di far crescere il reddito disponibile degli italiani in modo rilevante. Questo potrebbe far salire i consumi, come auspica Confcommercio, e stimolare la fiducia e gli investimenti, con effetti positivi per il PIL e quindi per le stesse casse dello Stato.
Purtroppo però il debito elevato e i vincoli europei non ci consentono questa strada. Lo shock è e resta un sogno di Confcommercio, come anche la spending review di Cottarelli finalizzata a una diminuzione delle imposte sul lavoro.