Mercoledì scopriremo i dettagli della proposta di Renzi per un taglio significativo delle imposte. Nel frattempo facciamo un'ipotesi un pò azzardata (o forse no).
Fassina -e non solo lui- che lamenta la mancanza di copertura mi ricorda Mario Montiche la manovra decisa alla fine del 2011 avrebbe migliorato i conti pubblici. Invece la manovra con i forti sacrifici ha causato un calo di fiducia e del PIL e quindi anche dei conti pubblici. Sarebbe stato meglio non fare nulla, come avevo scritto qui: se le previsioni del governo si fossero realizzate, il PIL e il deficit senza alcuna manovra sarebbero stati migliori.
Se l'austerità ha cambiato gli scenari economici, facendo peggiorare il PIL e crollare le entrate fiscali, spazzando via le previsioni di Monti, perchè il calo delle imposte voluto da Renzi non potrebbe produrre l'effetto opposto?
Diminuire l'IRPEFdi 10 miliardi beneficiando i redditi bassi (si spera soprattutto quelli che di solito non evadono le imposte, vale a dire i lavoratori dipendenti e i pensionati) vuol dire dare un'ottantina di euro in più a chi ne guadagna meno di 1500, che significa un minimo del 5-6% di aumento del reddito.
Una percentuale interessante. Il rischio infatti è che mettere più soldi in tasca ai contribuenti non produca maggiore spesa. Una parte dei soldi viene risparmiata e questo è vero soprattutto in un periodo di sofferenza per l'economia e di incertezza: le persone evitano di spendere se sono incerte circa la propria situazione economica futura.
Con un +5-6% in tasca, si spera che una parte dei soldi sia effettivamente spesa. Se accadrà e se altre misure avranno effetto, si assisterà a un aumento del PIL che potrà finanziare, tramite un aumento delle entrate fiscali, parte dei tagli programmati dal governo.
Dunque una parte dei 10 miliardi di minore IRPEF tornerà allo Stato sotto forma di imposte su un PIL aumentato per effetto di un aumento della spesa delle famiglie. Ciò potrebbe poi avere altre due conseguenze positive: le imprese potrebbero aumentare gli investimenti, crollati dal 2011 per effetto della forte diminuzione della domanda, e potrebbe rendere più solvibili le imprese, allentando la morsa del credit crunch.
Insomma se l'aumento delle imposte nel 2011 ha fatto calare PIL e investimenti e quindi ha depresso i conti pubblici che le maggiori imposte dovevano migliorare, oggi un taglio delle imposte potrebbe scatenare lo stesso meccanismo ma al contrario.
E ciò potrebbe finanziare gran parte dello sconto fiscale: il governo spende 10 miliardi che non sa bene dove trovare, ma li potrebbe trovare proprio come effetto collarale del taglio dell'IRPEF.
Forse Renzi sta facendo una scommessa. Visto com'è andata nel 2011, forse fa bene a scommettere.