07 marzo 2010

Fiat e Chrysler: perchè sono convolate a nozze?

Meno di un'anno fa Fiat ha ottenuto una quota rilevante della nuova Chrysler, nata dalle ceneri di un'azienda praticamente fallita, dopo essere passata dalle mani di Mercedes prima e di un fondo di investimento poi.

Fiat invece è reduce da un decennio di alti e bassi: dall'alleanza con GM alla crisi, alla ripresa con Marchionne.

Perchè mai Fiat, uscita da un 2008 straordinario ed entrata in un 2009 difficile, con le vendite in pesante calo per tutte le aziende automobilistiche, ha assunto il controllo di un'azienda da anni in perdita?

L'amministrazione Obama ha scelto Fiat perchè dispone di tecnologia Fiat utile per offrire nuovi prodotti senza troppi costi aggiuntivi. Una rivoluzione per un'azienda che negli ultimi 2-3 non ha speso un dollaro per creare auto nuove.

Un vantaggio che si può spendere subito ma insufficiente a spiegare i perchè del matrimonio.

La ragione vera del matrimonio, a mio avviso, è diversa.

Una nuova auto o un nuovo motore in un mondo molto competitivo richiede grossi investimenti. I tempi della Duna o della vecchia Panda rimasta in produzione per oltre 20 anni sono finiti: quando le vendite di un'auto iniziano a declinare occorre sostituirla con un nuovo prodotto e questo richiede una costante e costosa opera di investimento in nuovi prodotti.

I grossi investimenti a loro volta richiedono che si producano molte auto. Un nuovo motore, ad esempio, richiede investimenti di centinaia di milioni. Ma il costo di ricerca e sviluppo del singolo motore (uguale al costo totale di progettazione diviso per il numero di unità prodotte) cambia molto se invece di 500.000 motori se ne producono 3 milioni.

Per questa ragione Chrysler era i partner ideale, perché permette a Fiat di creare un gruppo che raddoppia la sua capacità di produrre auto. Oltre 4 milioni di auto invece di poco più di 2.

Nella stessa direzione vanno gli accordi con altri produttori, come quello firmato con un produttore russo che progetta di costruire 500.000 auto l'anno insieme a Fiat. Solo aumentando la produzione e i diritti incassati quando altri produttori usano i brevetti, si possono sopportare investimenti elevati e restare competitivi.

Dunque una Fiat che pensa molto all'estero e poco all'Italia? Forse no. Oggi Fiat non compete, in Europa, con chi propone auto di grandi dimensioni o SUV, come Mercedes e BMW. Potrebbe farlo e conquistare una piccola fetta di mercato, ma non è detto che convenga investire grandi capitali per ottenere una quota di mercato modesta.
Se però l'investimento serve a progettare pianali, cambi, motori e altri parti destinate alla produzione negli USA, in Brasile e in Russia, allora i costi del singolo prodotto diminuiscono ed è possibile che Fiat produca in Italia auto destinate al mercato europee in concorrenza con quelle di altri marchi.

Tra qualche anno potremmo quindi scoprire che Fiat produce più auto di oggi in Italia in segmenti del mercato dove da sola, senza Chrysler e senza le diverse alleanze in giro per il mondo, non sarebbe mai entrata.